Tumori Mesenchimali Istituto Tumori Milano

 
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Il reparto di Oncologia medica 2 - Tumori Mesenchimali dell'Adulto e Tumori rari dell'Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS di Milano, situato in Via Giacomo Venezian 1, ha come Direttore il Dott. Paolo Casali. Il reparto svolge attività nell'abito dell'oncologia medica dei tumori mesenchimali dell’adulto, che comprendono: Sarcoma dei tessuti molli (liposarcoma, leiomiosarcoma, sinovialsarcoma, tumori maligni delle guaine nervose periferiche, emangioendotelioma, angiosarcoma, tumore fibroso solitario, sarcoma epitelioide, sarcoma alveolare delle parti molli, PEComa, istiocitoma fibroso maligno, rabdomiosarcoma, tumore desmoplasico a cellule rotonde, etc.); Tumori stromali gastrointestinali; Sarcomi ginecologici; Fibromatosi aggressiva; Sarcoma di Ewing; Osteosarcoma; Cordoma; Condrosarcoma, tumore a cellule giganti dell’osso e altri sarcomi rari dell’osso. Dirigenti medici: Rossella Bertulli, Elena Fumagalli, Elena Palassini, Roberta Sanfilippo, Silvia Stacchiotti. Medici specialisti contrattisti: Ida De Luca, Chiara Fabbroni, Annamaria Frezza, Salvatore Provenzano.

Recensioni dei pazienti

7 recensioni

 
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3 stelle
 
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Voto medio 
 
4.6
 
5.0  (7)
 
4.6  (7)
 
4.6  (7)
 
4.3  (7)

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Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Angeli

La mia mamma purtroppo non c'è più.
Ma durante la malattia è stata seguita con professionalità, competenza e dedizione.
La dottoressa Sanfilippo era il suo angelo e la ringrazierò sempre.
Grazie anche alla dottoressa Fumagalli.

Patologia trattata
Leiomiosarcoma.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Grazie

Sono stata in questa struttura per un secondo parere.
Ringrazio tutti, ma in particolare la dottoressa Roberta Sanfilippo per la sua competenza e per avermi aiutata a trovare la giusta strada di trattamento.

Patologia trattata
PEComa (tumore delle cellule epitelioidi perivascolari).
Esito della cura
Guarigione parziale
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Figlia di paziente

Sono la figlia della signora Virginia di 82 anni.
Mia mamma è stata sottoposta ad un intervento chirurgico, in un ospedale milanese, per l’asportazione di una massa in zona pelvica di 20 cm. con diagnosi di sarcoma a cellule fusate ad alto grado, nonché di una metastasi vescicale.
L’oncologa, alla quale mi sono rivolta, ha prescritto la radioterapia della durata di 30-40 sedute, escludendo che la chemioterapia potesse apportare alcun beneficio, soprattutto considerata l’età di mia mamma (82 anni).
Per fortuna, il cielo non abbandona mai nessuno.
Una persona amica mi ha consigliato di rivolgermi all’Istituto dei Tumori di Milano, ed è così che ho fissato una visita con il Prof. Casali.
Il Prof. Casali ha esaminato con estrema attenzione tutta la documentazione sanitaria di mia mamma e, dopo averla visitata, ha prescritto, unicamente, un ciclo di chemioterapia.
Da questo momento in avanti, mia mamma è stata seguita dalla Dott.ssa Sanfilippo, che dopo aver fatto eseguire un primo ciclo di chemio, il cui esito non è stato per nulla soddisfacente, ha deciso di sottoporre mia mamma ad una diversa e nuova terapia.
Ora mia mamma segue già da tempo questa nuova iniziativa farmacologica, che la Dott.ssa Sanfilippo ha saputo identificare e che si è dimostrata significativamente efficace.
Le malattie sono quelle che sono, ma la Dott.ssa Roberta Sanfilippo ha fatto rinascere nel cuore di mia mamma e nel mio quella speranza che ogni ammalato non vorrebbe mai che venisse meno.
Non solo la cura e l’assistenza medica, ma anche l’umanità ed il calore con il quale la Dott.ssa Sanfilippo ha accolto mia mamma in tutte le visite, sono beni rari di cui ogni ammalato sente vivo il bisogno.
Grazie.

Patologia trattata
Leiomiosarcoma uterino.
Esito della cura
Guarigione parziale
Voto medio 
 
4.3
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Figlio di paziente

La struttura è rinomata a livello mondiale. Vengono medici dal resto del mondo per studiare il loro lavoro. Spesso altre strutture rinomate mandano qui i loro pazienti. Nel circa un anno in cui ho frequentato la struttura per mio padre, ho conosciuto decine di pazienti con la stessa malattia di mio padre. Posso testimoniare che i chirurghi lavorano dalla mattina alla sera e sono molto umani e disponibili anche dopo, durante la convalescenza. Se sei giovane o adulto faranno di tutto per salvarti, operandoti una, due, tre, quattro, anche cinque volte. Se ti considerano salvabile ti asporteranno arti, vertebre, costole, parti di bacino, reni, parti di colon e di intestino, pur di salvarti. Se sei giovane o adulto e ti giudicano salvabile e la prima chemio fallisce, ne provano un'altra, e un'altra ancora se serve, prima di arrendersi.
Ma se sei anziano a mio parere è un'altra storia. Mio padre nel 2016 era anagraficamente anziano, ma in forma fisica eccellente, studiava e svolgeva attività fisica intensa con regolarità essendo appassionato di montagna.
Quando lo hanno preso in cura per un enorme liposarcoma al polpaccio destro, misconosciuto per oltre due anni, non hanno fatto chemioterapia né prima né dopo l'operazione in quanto il suo liposarcoma secondo loro "di solito non dà metastasi". Tre mesi dopo, al primo follow-up, nove piccole metastasi: tre sicure, pleuriche; tre sospette a tre vertebre; una piccola all'acetabolo, una di 4 cm. all'emisacro destro e una di 4 cm. nella pelvi a destra, fra vescica e vena iliaca.
Brutta situazione, ma c'era tanto tempo per almeno provare qualcosa, come fanno con "tutti" i malati. Invece no.
I chirurghi, cortesemente, ma senza tanti complimenti, anzi senza alcun complimento, ci hanno subito detto che non avrebbero più operato in quanto con le metastasi di solito non si opera più. Neanche togliere la piccola massa pelvica a scopo palliativo? No. Ed è vero, anche altrove spesso è così, però se non vuoi operarmi c'è da provare la radioterapia e la chemioterapia.
Invece la radioncologa ha deciso di irradiare solo la metastasi all'emisacro e all'acetabolo e non quella pelvica. Al mio "ma perché?" la risposta è stata "non possiamo fare un patchwork". Ma che senso ha lasciare indisturbata una massa che sta crescendo solo per rispettare il protocollo?
E infatti nei mesi successivi la massa pelvica cresce indisturbata.
E la chemioterapia? Qui avviene il fatto più deprecabile. Mio padre viene affidato per la chemioterapia a una giovane medico oncologa, Sanfilippo, che fin dal primo incontro dimostra interesse pari a zero al suo caso.
Sempre allegra e sorridente si presenta dichiarando che "di solito ai pazienti anziani non si fa la chemioterapia" (sic). Cercando di non offenderla, la smentisco e le cito dei casi reali. Mi liquida dicendo che il sarcoma è diverso. Poiché mio padre è ancora in ottima forma, vorremmo almeno provarci, come gli stessi chirurghi ci hanno prospettato. Sorridente ci butta lì "ma tanto non guarisce". Incredulo per tanta insensibilità mostrata in faccia a un malato, spiego che, come dichiara l'Istituto Tumori stesso oltre che la letteratura, vorremmo provare a rallentare l'avanzamento della malattia e con un po' di fortuna prolungare la vita del paziente. Guardando mio padre e me esclama "ma è molto anziano!". Cioè? Ha vissuto anche troppo?
Che c'entra l'anagrafe? Guardate le condizioni fisiche: organi intatti e cuore una bomba, come attesta il cardiologo. Niente da fare: poiché la cicatrice al polpaccio stenta a chiudersi (ci sono circa 8 cm. che si sono riaperti e i margini si avvicinano lentamente) Sanfilippo decide di rinviare la chemioterapia finchè la cicatrice non si chiude, perché c'è il rischio di neutropenia, dice. Ma se mi hai appena detto che non guarisce, che ti importa della neutropenia, che comunque può essere contrastata coi fattori di crescita. Invano uno dei chirurghi (Calegaro) prova a farle cambiare idea, invitandola a fare un tentativo. "Decido io" risponde lei. E così passano i mesi, con una Tac ogni mese: l'unica massa che cresce impetuosamente è appunto quella pelvica, senza che a mio padre venga data neanche una pillolina contro il tumore, ma solo medicando la ferita al polpaccio ogni due settimane.
In totale otto mesi in cui mio padre fa le Tac mensili, medica la ferita e vede la massa crescere da 4 cm. alle dimensioni di un pallone da calcio, senza fare nulla per fermarla, né chirurgia, né radioterapia, né chemioterapia. Poi l'ottavo mese Sanfilippo va in ferie e la sua sostituta decide di fare almeno un tentativo con un farmaco, però di seconda linea. Purtroppo alla prima infusione mio papà sta benissimo, ma gli esami del sangue indicano un rialzo delle GGTP e si deve sospendere tutto finché i valori si rinormalizzano. Dopo due mesi però i valori delle GGTP sono ancora alti e Sanfilippo ci convoca: dopo tanti sorrisi, a mio papà gli comunica che non gli farà più nulla e gli dice di fare le cure palliative.
A quel punto la massa pelvica è enorme, due mesi dopo mio papà muore per la compressione esercitata su vene e vescica. Fare la chemio otto mesi prima lo avrebbe aiutato? Non lo sapremo mai, non avendo provato.
Ma perché lasciarlo otto mesi senza fare nulla mentre la massa cresceva?
Quindi, se siete giovani o adulti, questo centro è considerato fra i migliori al mondo.
Se siete anziani, anche in ottima forma, vi suggerisco di andare altrove.

Patologia trattata
Metastasi dopo chirurgia per liposarcoma mixoide (?) al polpaccio destro.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
4.3
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Professionali

Una grande squadra, fatta di persone competenti e pronte all'ascolto e all'aiuto.. Mio papà aveva la sua Guru, la dottoressa Michela Libertini: una professionista, un'amica.
Grazie.

Patologia trattata
Sarcoma pleomorfo.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
4.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Cordoma: mi hanno salvato la vita

La terapia tradizionale dei cordomi prevede interventi chirurgici e Terapia radiante, quindi nel mio caso, data la grossa recidiva, si sarebbe dovuto procedere ad un nuovo intervento chirurgico, molto rischioso e non risolutivo. Ma dopo un mese di trattamento il tumore si è fermato ed è tuttora fermo dopo un anno. Grazie a tutti ed in particolare alla Dott.ssa Stacchiotti.

Patologia trattata
Cordoma con recidiva per via farmacologica.
Voto medio 
 
4.8
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
4.0

MPNST

Va bene tutto ed è un reparto che funziona sotto ogni aspetto. Forse aiuterebbe un diverso approccio iniziale col paziente nel comunicare la patologia oncologica di riferimento..

Patologia trattata
Tumore maligno della guaina dei nervi periferici (MPNST).