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Morire per complicazioni post-operatorie
Mio marito è stato operato dall'equipe del Prof. Bassi (lui purtroppo non c'era perché era in america per un congresso) il giorno 23/10/13: intervento laborioso e lungo per chi l'ha eseguito, ma sembrava tutto fosse andato bene. Dopo un paio di giorni si presenta la prima complicanza (fistola) che dicono risolvibile;, dopo 9 giorni la prima emorragia causata dalla fuoriuscita del liquido pancreatico (dalla fistola) che ha bucato un'arteria, e quindi il secondo intervento. Ne seguono 20 giorni di terapia intensiva, situazione critica perché aggravata da un'infezione batterica, presa in sala operatoria, resistente agli antibiotici più potenti (faccio presente che il giorno in cui mio marito è stato ricoverato nel reparto già c'erano 4 casi infetti....).
Contrariamente ad ogni aspettativa, mio marito ne viene fuori e ringrazio il reparto di terapia intensiva che non ha mollato mai e ha cambiato infiniti antibiotici fino a trovare la giusta combinazione per debellare l'infezione e tutto il resto. Viene rimandato in reparto ma, purtroppo per lui, le sorprese non sono ancora finite. Dopo una settimana una seconda emorragia causata sempre dalla fuoriuscita del liquido pancreatico, che ha disintegrato una seconda arteria e devastato tutto intorno, un altro intervento e dopo 2 giorni la morte. Mi chiedo come si possa ancora oggi morire per complicanze post-operatorie che in questa clinica, dicono, sono in grado di affrontare e risolvere, contrariamente ad altre strutture.
Mi chiedo se le cose sarebbero andate diversamente se fosse stato presente il Prof. Bassi già dal primo intervento, al quale mi ero rivolta all'inizio di questo percorso con una visita, in libera professione; dato che mi è stato detto che nell'ultimo intervento al quale era presente e aveva tentato di deviare il corso di questo liquido pancreatico tramite un tubicino di collegamento dal pancreas allo stomaco (forse si sarebbe dovuto adottare questo espediente già alla prima emorragia). Senza nulla togliere agli altri chirurghi componenti della sua equipe, ma semplicemente per una questione di esperienza in una situazione particolarmente gravosa e complicata quale era quella di mio marito. So di non essere abbastanza lucida in questo momento, perché è successo da poco, ma è una cosa che non riesco ad accettare e sinceramente la scusa che mi è stata detta che mio marito probabilmente fa parte del 2% dei casi, talmente sfigati da arrivare a morire, non mi basta.
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