Dettagli Recensione
Errore/ ritardo diagnostico
Mio padre, 67 anni, dopo un periodo di dimagramento (senza alcun altro sintomo) diventa itterico. Viene ricoverato all'Ospedale Niguarda di Milano, dove gli viene inserito uno stent biliare e gli vengono fatte due biopsie, entrambe con esito negativo per neoplasia. La tac e l'ecoendoscopia segnalano la presenza di una massa di circa 2 cm. alla testa del pancreas. Il primario dà indicazione all'intervento di duodenocefalopancreasectomia, tuttavia preferiamo sentire un altro parere e ci rivolgiamo al San Raffaele di Milano, dove pure il Prof. Falconi dà indicazione all'intervento.
Sul web vedo che la Chirurgia del pancreas di Verona è nota per grande competenza (mio padre vi giunge convinto che quello sia il posto giusto in cui subire l'operazione). Ci rechiamo in visita dal primario, Prof. Bassi, il quale fornisce una interpretazione diagnostica diversa: a suo dire il valore appena sopra la media del marcatore Ca 19.9, la negatività delle biopsie, la presenza di tessuto cicatriziale in tutto il pancreas, ecc.. fanno propendere per una pancreatopatia di natura non neoplastica. Chiediamo dell'intervento chirurgico, ci viene detto che è assai prematuro parlarne, di non pensarci neppure ("non mettete il carro dinanzi ai buoi" furono le parole del professore). Viene data indicazione a mandare via mail il risultato di una risonanza magnetica, già in programma, e ci viene detto che il caso verrà discusso in equipe.
Torniamo a casa rianimati da grande speranza! Dopo pochissimi giorni spediamo il risultato della risonanza... rimaniamo in attesa di una telefonata che ci aggiorni sull'esito della discussione in equipe, che non arriva mai. Dopo UN MESE arriva una telefonata per dirci che il radiologo (non l'equipe) ha visto la documentazione e si dà indicazione ad un'ulteriore biopsia.
Nel frattempo lo stent biliare emigra, per cui ci rechiamo in Humanitas, vicino al nostro domicilio, per un reinserimento. Nell'occasione viene fatta una Tac: la massa è cresciuta ed ora lambisce la vena mesenterica: quello che era un tumore borderline resectable, diventa un tumore localmente avanzato su cui non è più possibile intervenire chirurgicamente. Il treno è perso per sempre. Mio padre era tra quel 20% di pazienti operabili ed ora non lo è più. Viene anche effettuata un'ulteriore biopsia, che dà ancora esito negativo, tuttavia in Humanitas si raduna un'equipe multidisciplinare che dà indicazione a procedere con un trattamento chemioterapico.
Mia madre, e io anche, riponiamo ancora fiducia nel primario di Verona. A distanza di 6 mesi ci rechiamo ancora in visita da lui, il quale afferma che prende sempre più corpo l'idea di una pancreatopatia. Mio padre morirà di adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato, confermato da una biopsia.
Siamo andati fino a Verona a cercare la salvezza, quando era sotto casa!
Aggiungo che a Verona la quantità dei casi presi in carico, a mia impressione, non permette di seguirli, che è imbarazzante doversi sempre confrontare con specializzandi e che venga proposta la biopsia percutanea come gold standard quando le linee guida (basta leggere) affermano altro.
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