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Intervento intestinale da chirurgo esterno
Riguardo l'intervento, eseguito da chirurgo esterno, nulla da eccepire, perfetto e riuscito.
Io, quale ricoverato, ho dovuto chiedere che mi venisse somministrato dell'antidolorifico, mentre al mio compagno di stanza operato di appendice, mentre aveva ancora la dose di morfina della durata di 48 ore dopo l'intervento, gli sono stati somministrati il giorno successivo all'intervento (idem per non farmelo piu' somministrare in quanto non avevo più dolore).
La sera di un mercoledi' ho avuto problemi allo stomaco con dolori forti e insistenti, più volte richiamata l'attenzione degli infermieri di turno perchè avvisassero un medico della situazione, mi viene somministrato un protettore per lo stomaco; risulato: innefficiente come prevedibile.
Finita la flebo di pantroc ho messo a conoscenza gli infermieri che il dolore aumentava, di avvisare subito un medico ma.. al momento non c'era nessun medico!!!
Di mia iniziativa ho chiamato il chirurgo che mi aveva operato perche' nessuno all'interno del reparto si preoccupava di me, anzi, alle mie richieste di intervento ho sentito anche dei "uff cosa rivuole".
Dopo la chimata telefonica al chirurgo esterno, sempre disponibile e bravissimo, passati venti minuti si sono decisi ad intervenire per cercare di risolvere il mio problema, sicuramente l'intestino si era come bloccato e nello stomaco la pressione dei liquidi era tale da procumarmi un forte dolore; la dottoressa mi ha visitato, fatto l'elettrocardiogramma, inserito il sondino naso-gastrico, con conseguente vomitata esagerata (per cena avevo mangiato due cucchiai di brodo ed uno yogurt).
Poi sono stati eseguiti esami radiografici, ritolto sondino naso-gastrico e subito reinserito (con tanta goduria da parte mia), quindi altri sforzi di stomaco ecc. Erano presenti una dottoressa (penso fosse di guardia la radiologa) e un infermiere di reparto, non essondo sicuri che il sondino fosse giunto all'interno dello stomaco, mi hanno sottoposto ad ulteriori radiografie e a tac per vedere dove fosse il sondino. Come suggeritomi dall'infermiere, ho Richiesto l'intervento di un chirurgo per inserirmi nel modo giusto il sondino, ma la dottoressa mi ha risposto che non serviva e che avevano visto tramite tac che mancavano alri venti centimetri per entrare nello stomaco.
Ancora steso sul lettino della tac, sono arrivati i tre operatori e l'infermiere ha iniziato a reinfilare il sondino per raggiungere lo stomaco: dolore pazzesco.
Ore 23.45 mi è stato detto ok, ora sei a posto e tutto è nella norma, puoi tornare in reparto.
Ho risposto, grazie ma mi avete sottoposto a un tortura con le vostre prove per fare entrare il sondino.
Dodici giorni di ricovero in reparto e mi sono sentito come un estraneo e non come paziente da curare, non proprio come disse nel secondo giorno il dott. Sinibaldi, e cioè che doveva essere messa da parte la rivalità tra medici (tra Lui e il Dottore che mia ha operato, molto più avanzato nella tecnica e nel rapporto con i pazienti) e che la cosa più importante ero io, il paziente.
Un elogio al personale infermieristico sempre (quasi) disponibile e paziente; un grazie a loro e ad alcuni medici.
Un saluto sincero.
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