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Attenzione e sostegno alla persona
Il Reparto U.O.C. Clinica Odontostomatologica del Policlinico Umberto I - Università degli studi La Sapienza di Roma, il professor Massimo Galli, tutta la sua equipe e il personale del reparto, mi seguono e mi sostengono dal 20 dicembre 2016, quando per la prima volta ho fatto ingresso presso il loro reparto.
Sono entrata con la convinzione che il fato avesse scelto per me la stessa fine di Sigmund Freud.
Dal primo momento tutti hanno fatto in modo di tranquillizzarmi, di spiegarmi ciò che mi stava accadendo, con semplicità e chiarezza senza nozionismi di difficile comprensione, che in quel momento, pur volendo, non avrei compreso, in quanto per me era incomprensibile e inaccettabile il mutamento e l’impazzimento delle mie cellule.
Da subito hanno pianificato e lavorato a 360° non fermandosi solamente alla patologia che aveva colpito il cavo orale, nonostante fosse la priorità a cui bisognava dare un nome e un cognome prima di intervenire, come mi disse il professor Galli alla prima visita.
Hanno tenuto conto di tutto lo stato generale di salute della mia persona, integrando e cooperando con altre figure e branche della medicina, in modo da avere un quadro clinico completo. Hanno fatto si' che potessi affrontare gli interventi al meglio della forma fisica e mentale e che lo stesso avvenisse nel post operatorio. Tutto si è svolto in tempi tempestivi, senza che ciò andasse a scapito della professionalità, dell’efficienza e dell’efficacia delle azioni mediche poste e da porre in essere.
Ogni esame, analisi, intervento, medicazione, svolta, mi è stata sempre spiegata prima in modo scientifico e tecnico come e giusto che sia, poi in maniera semplice per permettermi di comprendere al meglio ogni situazione che mi apprestavo a vivere.
La preparazione agli interventi, l’arrivo in sala operatoria, non posso nascondere che non avessi paura e che il flusso dei pensieri non avesse la meglio su di me... ma avevo la consapevolezza e la sicurezza che nel momento in cui non avrei piu' potuto avere il controllo, perché il buio scende in un attimo, chi si sarebbe preso cura di me erano professionisti di alto livello che stimavo e stimo, di cui mi fidavo e mi fido; sapevo che qualsiasi cosa fosse successa loro c’erano e avrebbero fatto di tutto. Come quando si lascia il bordo della piscina e bracciata dopo bracciata si prende distanza da esso, ma si ha la certezza e la sicurezza della corsia laterale a cui attaccarsi se si va giù.
Altro punto di forza della clinica odontostomatologica, è il personale infermieristico, sono i primi professionisti che si incontrano nel momento in cui si arriva in reparto. Sono molto attenti alle esigenze e alla persona, disponibili ad espletare ogni tipo di richieste che gli viene rivolta. Arrivare e trovare chi ti dona un sorriso o ti chiede come stai, essere riconosciuti, ritengo sia molto importante, per me lo è stato, ciò faceva si' che si abbassasse la tensione e che il soma riprendesse a respirare in modo regolare.
Per quanto concerne il piano umano, l’alleanza terapeutica che si è sviluppata volta per volta, costruita mattoncino dopo mattoncino con il professor Galli e con l’equipe, ha fatto in modo che si creasse una visione condivisa degli obiettivi medici da seguire. Aspetto importante che tengo a sottolineare, che tale alleanza poggia e si radica sulle radici della fiducia e del rispetto reciproco.
In tal modo la comunicazione è stata da subito efficace, empatica, veritiera e umana, nonostante i miei momenti di mutismo. Ogni mia domanda ha sempre trovato una risposta, ogni mio dubbio è stato sempre chiarito, ogni mio trip mentale è stato contenuto e superato, ogni mia lacrima o momento di smarrimento è stato sempre accolto e compreso, cosa che io non facevo rifiutandomi e accusandomi.
Non mi hanno mai fatto sentire una patologia, una malata, un numero, ero e sono Luna. Per me ciò è stato importantissimo perché mi mostrava un orizzonte che non vedevo, ciò mi spingeva ad andare avanti. Ognuno di loro mi ha fornito gli strumenti per affrontare al meglio ciò che mi stava accadendo, hanno trovato la chiave giusta per relazionarsi con me senza che diventassi oppositiva, anche perché l’armatura che indosso, cominciava a pesare, si stava arrugginendo, segnava la pelle e non proteggeva più come faceva prima, non ero più la Bradamante narrata dall’Ariosto, ma l’omino di latta raccontato nel Mago di Oz.
Nel loro operato ho ritrovato ciò che avevo letto in un articolo della Repubblica “No pazienti ma persone” di Umberto Veronesi, dove l’oncologo auspica un ritorno alla medicina della persona, dove il malato deve essere riconosciuto come individuo e le sue fragilità accolte.
La dimensione universitaria presente all’interno del reparto è una grande palestra e opportunità per gli specializzandi, gli studenti e le studentesse, che si peparono a svolgere la professione medica in ambito odontoiatrico. Il Professor Galli li coinvolge in modo attivo, interessandoli, rendendoli partecipi, spiegando loro i casi in modo chiaro e dettagliato. Tale modus operandi permette agli specializzandi e agli studente di toccare con mano la professione e di scendere ad un livello alto, ma soprattutto sono valorizzati e sono preziose risorse per il reparto, inoltre hanno la possibilità di sperimentarsi apprendendo e facendo proprie tecniche, metodologie e competenze, sempre sotto la guida e lo sguardo attento del Professore.
Tali realtà universitarie vanno sostenute, incentivate e accreditate negli scenari medico-sanitario perché sono l’eccellenza, rappresentano la viva ed eclettica possibilità di costruire una nuova, feconda e attiva visione del futuro, sia per quanto riguarda la dimensione accademica, ma anche per le politiche di Welfare e Good Practice, con una vission e mission incentrate sulla persona e non solamente sulla patologia. Inoltre non deve venir meno, il sostegno alle figure professionali che vi operano, lavorare tutti i giorni con la malattia e impostare una relazione d’aiuto efficiente ed efficace non è cosa semplice. Per tale motivo le helping professions possono essere soggette al breakdown professionale e alla possibilità dell’insorgere del burn-out . Come si da attenzione alla persona che si trova a vivere la malattia, allo stesso modo le stesse attenzioni devono essere rivolte a coloro giornalmente operano a stretto contatto con la malattia.
Concludendo, ringrazio Sergio il caposala, Marilena l’Infermiera, il professor Galli, la Dott.ssa Susi, il Dott. Marco, il Dott. Roberto, il Dott. Simone, il Dott. Augusto, per tutto ciò che hanno e stanno facendo per me!
Luna :)
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