Dettagli Recensione
Trattato come un padre
Papà era del '37 ed è stato ricoverato d’urgenza in seconda clinica medica, reparto Pneumologia. Aveva i polmoni pieni di tumore e desaturava continuamente. Il suo bel viso era deturpato dall’eterna mascherina per l’ossigeno. E’ entrato pensando di uscire un giorno, poi, piano piano, ha capito che non sarebbe tornato a casa mai più. Destino ha voluto che causa COVID nessuno potesse andare a trovarlo, fino a un sabato sera, quando, abbiamo potuto parlare con lui per l’ultima volta. L’ho trovato morente. Gli occhi pieni di tristezza e dolore, il fiato corto, le braccia martoriate dai prelievi. Mio padre era conosciuto come un paziente irascibile e difficile: combattivo, spavaldo, irruento, insopportabile. Voi, cari amici del reparto di Pneumologia, perché amici siete per me e la mia famiglia, lo avete trattato con dolcezza e amore. Mia madre una sera, durante una videochiamata, vide un’infermiera che lo accarezzava come fosse suo padre. Era un po' di sollievo, un po' di amore, che avete saputo dargli al posto nostro. Papà è morto il lunedì sera seguente e, grazie alle vostre coccole, forse ha sofferto un po' meno la solitudine. Grazie per averlo aiutato e per aver aiutato noi, così semplicemente, come se ci conoscessimo da sempre, come se fosse stato vostro padre. Grazie per le peripezie che avete fatto stabilizzandolo nelle crisi, donandoci un'ora, una videochiamata in più. Mio papà era Vincenzo Ciampaglia e so che, come per tutti i vostri pazienti, non lo dimenticherete.
Un abbraccio a tutto il reparto.
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