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Medici di eccellenza in struttura inadeguata
Il neurologo Alfredo La Cara è un medico di altissima competenza e professionalità e questa volta, per ragioni specifiche, lo devo incontrare necessariamente nell’ambito della struttura ospedaliera dove lavora: l’ospedale di Tivoli. La struttura purtroppo mi è fin troppo conosciuta, per 6 anni la mia adorata mamma, durante la fine della sua grave malattia, veniva portata dall’ambulanza, durante i momenti di criticità, obbligatoriamente nella struttura più vicina alla nostra residenza di allora ed ogni volta, trattandosi di atrofia cerebrale e parkinsonismo, veniva da noi organizzata una sorveglianza di 24h su 24 per ovviare a continue mancanze, grossolani errori, incompetenze e superficialità.
Entrando, trattengo il respiro: la struttura ha un aspetto peggiore di quanto ricordassi. So che alcuni reparti sono stati ristrutturati ma l’ingresso, punto di prima accoglienza di ogni struttura è desolato: la guardiola del portiere è vuota così come tutta la zona, ci sono delle sedie dove si trovano seduti anziani con sguardi persi nel vuoto.
Cerco il mio bravo medico, per il quale sono venuta specificatamente, “nella parte vecchia dell’ospedale”, incredibilmente inadeguata per una struttura ospedaliera nell’Italia del 2016, e in seguito mi dirigo al “CUP” per il relativo pagamento della prestazione. Ci sono circa 40 numeri di attesa, ai relativi sportelli sono presenti in circa 4/5 persone, 2 delle quali lavorano lentamente e indistintamente su: prenotazione esami, ritiro analisi e pagamento visite; gli altri entrano, escono, chiacchierano… Preoccupata di non ritrovare il medico in seguito all’attesa del mio turno, chiedo se è possibile potenziare gli sportelli con altro personale, la risposta è negativa; chiedo se è possibile parlare con il responsabile del servizio, la risposta è nuovamente negativa: il responsabile non è in servizio ma in ferie; chiedo chi è la persona facente funzioni in assenza, la risposta è “non c’è”, mi viene detto di andare nella direzione amministrativa e all’ennesima richiesta del nome a cui rivolgermi, mi viene risposto di non saperlo…
Dietro di me sento commenti accondiscendenti da parte di anziani che aspettano come me, ma non hanno più le energie per reagire.
Il mio medico c’è ancora alle 14.00 circa, nell’ambulatorio fatiscente “della parte vecchia dell’ospedale” e mi dice con sguardo pieno di speranza che in realtà il nuovo reparto è già pronto, mancano soltanto gli arredi…
Speriamo arrivino presto questi arredi (come forse in altri casi in cui è tutto bloccato per una incompetenza organizzativa), magari lo stato di disaggio dei malati possa trarre giovamento anche dal essere curati presso strutture più idonee e funzionanti e magari, anche il personale medico ed infermieristico possa svolgere con più efficienza la propria professione al servizio dei malati.
E magari una riorganizzazione dei servizi ospedalieri, in seguito ad eventuali sopralluoghi ispettivi, potrebbe anche migliorare il funzionamento di una struttura ospedaliera importante, considerata la vicinanza alla capitale e il numeroso bacino di utenza che serve.
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