Dettagli Recensione
Meglio tornare a partorire in casa..
Continuo il racconto cominciato col pronto soccorso.
Arriviamo al gruppo parto. Era la prima volta che visitavamo questo ospedale, e la prima impressione è stata di una struttura che dall'esterno potrebbe sembrare bella, ma il cui interno è assolutamente decadente. Nella sala d'aspetto del gruppo parto c'erano delle persone che aspettavano, forse una familiare che doveva partorire. Suoniamo al campanello, ma non ci risponde nessuno e nessuno viene ad aprire. Suoniamo ancora e ancora, dopo 5 minuti una signora ci dice che dovevamo insistere a suonare.. come mai? lo spiego dopo. Fortunatamente arriva una infermiera, che con le chiavi apre che doveva entrare con una barella, e mia moglie riesce ad entrare e parlare con il personale. La fanno accomodare dentro, io resto fuori.
Nell'attesa girovago in giro e proprio accanto all'entrata del gruppo parto c'erano le scale, con una piccola finestra, sulla quale notai cicche di sigarette spente. Subito mi sono allarmato e notai sul muro un avviso in cui si ripeteva il divieto di non fumare, e un incitamento per i dipendenti di rafforzare i controlli contro chi fuma in ospedale, con la dicitura finale che l'omertà non deve esserci su queste cose. Ero schifato del comportamento delle persone, soprattutto in questo delicato reparto. Neanche finisco di leggere che una persona, familiare di quella che doveva partorire, venne e si accese una sigaretta. Non dissi niente, me ne andai, anche perchè dalla faccia sembrava una di quelle persone di basso grado sociale.
Aspettai ancora in corridoio, mia moglie dopo 15-20 minuti uscì con la frase "che schifo di ospedale".
Mi ha raccontato che all'interno nessun medico le ha chiesto niente e che era rimasta seduta su una sedia ad aspettare senza che nessuno le chiedesse niente.
Le ostetriche e infermiere all'interno erano intente a giocare con i cellulari, oppure a stare su facebook. Questo era anche il motivo per cui non aprivano alle persone che suonavano fuori, cioè, se ne fregavano.
Tornammo a casa; la feci calmare ma, quando notai ematuria, subito pensai ad una cistite.
Partimmo subito dopo due giorni e la portai in un altro ospedale più competente, nel quale le confermarono la cistite e iniziò la cura con antibiotici.
I dolori erano dovuti anche all'ovaio policistico.
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