Dettagli Recensione

 
Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

La mia esperienza

In tutta la mia vita (33 anni) fortunatamente non ho MAI avuto bisogno di gravare sul SSN, ma in questo mese ho dovuto recarmi al PS due volte a distanza di poco tempo l'una dall'altra.
La prima volta sono andata con una febbre a 39.5 che perdurava da due settimane, dolore nucale, cefalea fortissima, tutti sintomi che per il mio "medico di base" erano imputabili ad una "influenza da manuale" e per i quali, nonostante la mia richiesta, non ha voluto farmi fare nemmeno una banale formula leucocitaria perchè "tanto, dalle analisi del sangue non si vede niente". Ma questo è un altro discorso.
Ad ogni modo, questa prima volta al PS sono stata trattata con molta gentilezza, mi hanno messa in quarantena essendoci il dubbio di una meningite, poi fortunatamente fugato in favore di una diagnosi di mononucleosi. Devo dire che nell'unica notte in cui sono stata ricoverata al DEA, ho riscontrato un atteggiamento molto professionale, ed una estrema gentilezza da parte del personale infermieristico.
Vengo dimessa il giorno dopo con suddetta diagnosi e con l'avvertimento di stare attenta a non fare sforzi pesanti e a non subire traumi, perchè la milza era gonfia e c'era rischio di rottura.

SECONDA VOLTA: Dopo una decina di giorni cado dalle scale, mi faccio una decina di scalini di travertino rotolando. Vado alla guardia medica, che mi consiglia di andare in PS per vedere che non ci siano lesioni alla milza.
In PS c'erano 3 persone in attesa. Vado all'accettazione e tutto ok, ma poi mi mandano dal medico. Lo trovo seduto al pc che mi dava le spalle, senza rispondere al mio "permesso?" se non dopo un po'.
Quest'ultimo mi chiede, sbuffando, cosa è successo. Io glielo dico e lui mi dice che "ci si faranno dei bei crostini con la milza", e si accinge a spiegarmi la ricetta prendendosi tutto il tempo del mondo e continuando a guardarmi e a sbuffare.
Alla fine io (che in tutto ciò ero confusa sia dall'atteggiamento che dalla caduta) gli chiedo cosa fare, e lui non mi risponde. Alchè gli chiedo se era lui il medico e lui, reprimendo un moto di rabbia, mi risponde di sì, ma che ero io a dover fare la paziente. Sempre più allibita, senza riuscire a capire come fare per comunicare con tale individuo, gli chiedo di dirmi cosa voleva che facessi. Alla fine mi intima di raccontargli l'accaduto (di nuovo). Lo faccio. Conclude con un "Sicchè te vorresti l'ecografia?".
Non voglio farla troppo lunga, ma alla fine me la prescrive come se fosse un favore e, mentre scrive le mie informazioni personali, provvede puntualmente a commentare il fatto che attualmente io non abbia figli nè un lavoro. Queste le tre frasi, che voglio riportare per far comprendere la levatura del personaggio:
"Rischio di gravidanze?" "No".
"Rischi a lavoro?" "No" .
"Rischio che tu faccia qualcosa di utile nella vita?"
Ecco come sono stata trattata.
Tralascio (anzi no) l'ultima frecciatina sul fatto che secondo lui era sfiga prendere la mononucleosi senza fidanzato, conclusione a cui è arrivato assolutamente da solo perchè io il fidanzato ce l'ho. Gliel'ho detto e lui "Sì, ma lui non ha te". Forse, trattandosi della malattia del bacio, implicava che io l'avessi tradito? strano, visto che un medico dovrebbe sapere che ci si contagia anche con lo scambio di bicchieri e simili. Ma su questo sorvolo.
Per l'appunto il fidanzato (che era fuori ad aspettarmi) al racconto di ciò che mi era successo si è trattenuto a stento, perchè un paio di crostini VERI, a quel fulgido esempio di deontologia medica, glieli avrebbe fatti avere volentieri.
Comunque alla fine lesioni non ce n'erano e per fortuna l'ecografia me l'ha fatta un altro professionista.
Se mai mi dovesse ricapitare di andare in PS, porterò con me il mio ragazzo anche dentro, munito di telecamera. Un comportamento simile, in qualsiasi altro lavoro privato, non sarebbe tollerato e non vedo perchè debba esserlo in un ambito così delicato come quello della relazione con il paziente.

Patologia trattata
Caduta accidentale e rischio di lesioni alla milza.
Esito della cura
Nessuna guarigione

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