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Figlia di ex paziente
Mio padre è entrato con le sue gambe e lucidissimo ed è uscito senza dignità. Il 20 luglio è passato un anno dalla sua morte: siamo ancora devastati e per questo non intendiamo acutizzate ulteriormente il nostro dolore intraprendendo azioni legali. Pur non entrando nel merito dei trattamenti clinici della patologia, mi preme segnalare l’assoluta mancanza di umanità da parte del personale paramedico, sempre sgarbato quando chiamavamo per avere notizie, tenendo presente che in periodo Covid quello telefonico era l’unico canale di informazione. Sono riuscita a vedere mio padre un mese dopo il ricovero: l’ho trovato in stato confusionale, abbandonato a sè stesso, denutrito, sporco e in procinto di essere trasferito in una non specificata struttura per lungodegenti. Per evitare il trasferimento, ho dovuto firmare e portarlo a casa. Poco più di un mese dopo ha dovuto subìre (in altra struttura ospedaliera) l’asportazione della milza a correzione dell’intervento di scleroembolizzazione rivelatosi inefficace. Durante la degenza nel reparto di Urologia di questo ospedale, e in seguito all’intervento di scleroembolizzazione splenica e a quello di scleroembolizzazione prostatica (resasi necessaria dopo quella splenica, non so perché…), mio padre è stato lasciato giorni a soffrire di dolori allucinanti di cui solo periodicamente riusciva a renderci partecipi. Inutile aggiungere altri dettagli: è stato un incubo, purtroppo finito nel peggiore dei modi.
diagnosticato il sanguinamento delle arterie vescico-prostatiche.
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