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Macroadenoma ipofisario
Mi permetto di scrivere queste parole soprattutto per chi, come me, ha avuto una diagnosi di tumore all’ipofisi.
Io, lo ammetto, non sapevo nemmeno a cosa servisse in un corpo umano l’ipofisi.
Il mio problema è cominciato quando mi sono accorto di una netta diminuzione della vista.
Dopo aver effettuato vari esami, il momento tragico e’ stato quando, effettuata la RM, mi e’ stata comunicata la diagnosi di tumore all’ipofisi.
Mi e’ stato spiegato che, tendenzialmente, sono sempre dei tumori benigni, ma in quel momento mi sono tremate le gambe, non mi vergogno a dirlo.
Devo ringraziare la tenacia di mia moglie se, 4 giorni dopo, abbiamo avuto la prima visita in neurochirurgia con la bravissima Dr.ssa Stefania Acerno.
Con la massima professionalità, e ben conscia di trovarsi davanti ad un essere umano spaventato, ci ha descritto tutto l’iter che avrei dovuto affrontare per rimuovere il mio mandarino di 5 cm. di diametro (così lo avevamo chiamato).
Successivamente abbiamo incontrato il l'endocrinologo Losa, che con pazienza ha esaustivamente risposto a tutte le mie domande, anche se ripetitive.
Il giorno 16 febbraio sono entrato in sala operatoria e sono stato operato dal Prof. Pietro Mortini, uno scienziato di cui noi cittadini italiani dobbiamo andare fieri.
La metodologia usata dal Prof. è stata quella di praticare un intervento transfenoidale, che per me, profano, non diceva nulla di buono.
Le naturali paura ed ansia erano mitigate dalla fiducia che io ho sempre avuto nel team medico, grazie alla cura della persona nel suo toto che hanno sempre dimostrato.
Il Losa mi aveva preavvisato che dopo l’intervento mi sarei sentito come se fossi stato investito da un tir.
Io non so quanti fossero i tir che mi avevano investito, ma il paragone non poteva essere più calzante.
Purtroppo, nella fase post operatoria il mio corpo non ha schivato le problematiche di cui ero stato ampiamente avvisato ed informato dal preparatissimo team medico di reparto, tra i quali la Dr.ssa Valle e il Dr. Albano.
Si e’ quindi reso necessario un secondo intervento, sempre eseguito dal Prof. Mortini.
Altro tremar di gambe, ma il team medico mi spiegò in modo preciso e chiaro che quello era il percorso da seguire per uscirne.
Devo proprio dire che, malgrado lo scoramento, la mia fiducia in loro non è mai venuta meno.
Ora, dopo 33 giorni d’ospedale, sono a casa mia con i miei cari.
Seguirò una convalescenza, ma l’animo e la testa sono finalmente in pace.
Ringrazio anche l'endocrinologa Mariani, che tanto ha fatto per me in questa lunga degenza, dimostrandosi sempre disponibile a fare da ponte tra il team degli specialisti e il sottoscritto.
Ringrazio il team infermieristico, preparatissimo professionalmente ed umanamente, che fa sentire un paziente unico e speciale.
Ora fra 3 o 4 mesi dovrò sottopormi a cicli di radioterapia, ma come dice Losa, "del libro giriamo una pagina per volta".
Questa e’ la mia esperienza.
Spero che il fatto di avervela raccontata, possa dare forza e coraggio a chi, come me, si trova nella traumatica condizione di un tumore all’ipofisi.
Tumore che l’esame istologico ha definitivamente confermato nella sua origine benigna.
Carissimi, sicuramente non è facile, ma l’importante è rimanere sempre positivi ed avere fiducia nel team medico che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è eccezionale.
Vi auguro che, come accade alla maggior parte dei pazienti affetti da questa patologia, in 10 giorni possiate avere tutto alle spalle.
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Saluti, Giulio Francillotti
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