Dettagli Recensione
Tomoterapia
Se è vero che c'è modo e modo di vivere, è pur vero che c'è modo e modo di morire... E il percorso di mio padre, affetto da tumore alla prostata, è stato caratterizzato da alcune negligenze importanti.
1) innanzitutto la dott.ssa Di Muzio riceveva mio padre per delle visite private (quindi a pagamento), senza indirizzarlo anche in oncologia, dove mio padre avrebbe potuto essere inserito in un quadro più completo, siccome vi è una equipe che segue il paziente (chiaramente gratuitamente) e non una sola persona come invece in radioterapia.
2) dopo aver affrontato la tomoterapia, è stata eseguita una risonanza magnetica qualche settimana a seguire e poi, PER MESI, non è stato eseguito nessun altro esame di follow-up come da prassi (PET e TAC). Esami di controllo che, per chi soffre di tumore, non sono quotidiani, ma indubbiamente più stringenti di quello che è stato indicato a mio padre.
3) quando mio padre iniziava a peggiorare repentinamente, noi familiari abbiamo scritto diverse e-mail a cui o non abbiamo ricevuto pronta risposta, o quando pure è avvenuto, da parte della segreteria della dottoressa e dopo diversi giorni. Si trattava di risposte vaghe e al nostro allarmismo veniva detto che si trattava della sciatica o dei postumi della tomoterapia; in realtà era il tumore che stava progredendo. Quindi anche la comunicazione è stata stentata e a rilento. Una volta la segreteria ci ha persino detto che la dottoressa era all'estero per delle conferenze, ma una malattia così grave e delicata non può essere messa in stand by.
Quando siamo giunti in Oncologia, ci hanno confermato la necessità di svolgere esami strumentali (PET e TAC) con più frequenza rispetto a quella indicataci, e ci hanno accolti con tanta umanità, reindirizzando le cure e rispondendo con solerzia alle nostre e-mail.
In radioterapia abbiamo avuto l'impressione che, avendo mio padre più di 75 anni, sia stato trattato con trascuratezza. Non discutiamo la competenza nel settore, ma l'etica professionale carente sia nel comunicare la gravità del quadro clinico come è invece un diritto di ogni paziente e suo familiare, sia di seguire da vicino i pazienti che si accettano. Se non si riesce nell'intento perché oberati, bisognerebbe avere il coraggio di indirizzare i pazienti altrove.
Oggi che mio padre non c'è più, ci rimane il rammarico di esserci affidati al 100% ad un reparto che si struttura su una unica persona. Non lo avrebbero salvato, ma ci avrebbero dato la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile. Cosa che non è stata per mio padre. Rivolgetevi altrove, o comunque sentite più specialisti, in particolare quelli in oncologia.
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