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Sostituzione valvola aortica TAVI
Il Dottor Francesco Maisano viene presentato sul sito del San Raffaele di Milano come uno “tra i massimi esperti mondiali di patologie tricuspidali”.
Mia madre, all’età di 78 anni, dopo essere stata brevemente visitata dal Prof. Ottavio Alfieri, necessitando di sostituire la valvola aortica si sottoponeva, su indicazione del Prof. Alfieri, all’intervento di sostituzione di tale valvola con procedura transcatetere (TAVI); procedura che, però, il Prof. Alfieri non esegue; mia madre è stata quindi operata di TAVI dal Dott. Francesco Maisano, in qualità di primo operatore, presente il Dott. Nicola Buzzatti in qualità di secondo operatore.
Il Prof. Alfieri aveva descritto tale procedura come una procedura meno invasiva rispetto alla procedura tradizionale e aveva prospettato un ricovero di 5 o 6 giorni dopo di che, quasi sicuramente, non sarebbe occorsa la riabilitazione post operatoria; le cose sono andate molto diversamente da quanto prospettato, infatti mia madre ha potuto tornare a casa solo dopo un mese dall’intervento e certamente non in buone condizioni, e ciò nonostante i 18 giorni di riabilitazione presso una clinica ad Arco di Trento che sono seguiti ai 13 giorni di ricovero al San Raffaele; altroché 5 o 6 giorni…
Dopo tale intervento mia madre, che prima dell’intervento stava bene, non è più stata bene ed è deceduta dopo soli 10 mesi, passandone più di 4 ricoverata in varie strutture, con gravi tribolazioni fisiche e morali che mai aveva provato prima in tutta la sua vita.
Pochi giorni prima del decesso, quando ormai le condizioni di estrema fragilità in cui si trovava mia madre non consentivano di intervenire chirurgicamente per la riparazione, si documentava, peraltro solo occasionalmente, con TC: “in esiti di TAVI” una “marcata dilatazione dell’aorta ascendente (circa 7,4 x 6,8 cm)” con “reperti sospetti per dissezione aortica”.
Ritengo che se il Prof. Alfieri avesse operato mia madre con la tecnica di cui è capacissimo, quella che prevede la sternoctomia e la circolazione extracorporea, mia madre si sarebbe ripresa e sarebbe ancora in vita.
Se la dissezione (lacerazione) aortica è una delle possibili complicanze della TAVI, allora mi chiedo perché al San Raffaele, attese anche le condizioni di debolezza in cui si trovava mia madre dopo l’atto chirurgico, non abbiano eseguito esami diagnostici mirati ad escludere tale complicanza; perché? Forse le condizioni in cui si trovava dopo la TAVI non erano sufficientemente gravi da far sospettare ai medici tale circostanza? Non si erano accorti della differenza nel suo stato di salute prima e dopo l’intervento, considerando che all’ingresso in reparto stava bene? Mi chiedo, inoltre, come tale, rara, complicanza abbia potuto verificarsi presso un ospedale che si ritiene essere uno dei migliori in Italia e a mani di un chirurgo, che non ricordo sia passato in visita dopo l’intervento, che sul sito di tale ospedale viene descritto come uno “tra i massimi esperti mondiali”.
La TAVI, pur essendo un intervento chiaramente delicato, è attualmente considerato sicuro, se eseguito da mani esperte; infatti so di persone più anziane di mia madre che sono state operate con tale tecnica in ospedali considerati molto meno importanti del San Raffaele, che si sono riprese bene e sono ancora in vita a distanza di anni.
Ogni lettore, intendendo bene il mio racconto, farà le proprie considerazioni ed eventualmente prenderà le proprie decisioni.
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