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Non speravo nel miracolo
Abbiamo scelto questo ospedale non perchè credevamo nei miracoli, ma nella competenza(??) Se questa c'è stata, oggi si perde fra l'incancellabile ricordo di un martirio fatto di attese (es.: 4 mesi per la biopsia su sette mesi di sopravvivenza- con ovvio slittamento delle cure- e 5-6 ore per le dimissioni, o accettazioni, o chemio) su un paziente che non riusciva neanche a stare disteso per i dolori. Per non parlare della superficialità, o noncuranza della gravità della situazione. Noi, famiglia, e lui paziente, ci aspettavamo accoglienza, priorità e rassicurazioni di essere perlomeno in premurose mani. E invece noi abbiamo dovuto lacrimare sangue di dolore per farci sentire, e il "paziente" assisteva impotente. Col senno di poi, sappiamo che guarigioni non ce ne sarebbero comunque state, ma al tanto dolore è stato aggiunto altro dolore, per un malato terminale che ha dovuto combattere innanzitutto contro l'indifferenza, essendo uno fra tanti. Ma il paziente era mio fratello, si chiamava Michele Rella, era un essere umano, aveva una dignità, e per ironia della sorte, nella sua vita ha sempre difeso i più deboli...
Commenti
Anche nei momenti più difficili ognuno di noi riesce a trovare in questi medici comprensione, sostegno e tanta tanta competenza e professionalità.
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