Dettagli Recensione
Rifiuto di cure mediche
IL FATTO
In data 22.8.2015 sono stato trasportato al P.S. dell’Ospedale S .Giovanni di Roma per una caduta accidentale dalle scale, avendo riportato un trauma toracico destro e altre ferite lacero contuse agli arti, senza trauma cranico di alcun tipo.
Al Pronto Soccorso, mentre mi venivano prestate le cure del caso, ad un certo punto ho visto che del personale sanitario mi stava introducendo un catetere vescicale per via transuretrale.
A quel punto, essendo io perfettamente lucido e cosciente, ho espresso netto rifiuto a che mi introducessero il catetere.
Un medico mi ha risposto che io ero un politraumatizzato e che era necessario questo cateterismo, perche’ ci poteva essere un trauma renale.
Nonostante la mia inequivocabile opposizione, il catetere mi e’ stato introdotto.
Tale catetere, essendo io un prostatitico cronico, mi ha provocato un dolore lancinante, insopportabile, forse anche maggiore del dolore toracico.
Successivamente, a causa del fortissimo dolore in sede pelvica, E DELLA ASSOLUTA NONCURANZA DELLE MIE ESPRESSE VOLONTA’ DI NON ACCETTARE LE CURE MEDICHE, ho chiesto, anche se con fraseggio volgare (“levatemi questo c… di catetere”), che mi venisse tolto il catetere.
Per tutta risposta, si è presentato un medico che, urlando a squarciagola davanti a tutta l’equipe, ha gridato: ”Stai zitto”.
Dopodiche ho chiesto ad un medico che stava nella sala: ”Per favore, ti prego in ginocchio, toglimi questo catetere”. E questo medico ha detto che non era possibile al momento.
Questi sono, sinteticamente, i fatti.
LE DOGLIANZE
Ora, esposti i fatti, io ritengo molto grave quanto accaduto, in quanto mi sono sentito privato parzialmente della mia liberta’ personale, leso nel diritto di autodeterminazione individuale, offeso nella mia dignita’ personale.
In questo specifico caso, non viene messa in discussione la necessita’ o meno di mettere in atto la manovra del cateterismo in situazioni di urgenza.
In questo specifico caso, anche se si trattava di un trauma toracico, quindi una cosa potenzialmente seria, io ero perfettamente lucido e capace di intendere e di volere, non avendo subìto traumi cranici ne’ avendo altre cose che potessero prospettare un obnubilamento del sensorio e della psiche, ed ero perfettamente consapevole delle conseguenze in ordine al rifiuto delle cure mediche che mi stavano prestando, in questo caso il cateterismo vescicale.
A testimonianza di cio’, riporto una frase dell’infermiera che, rispondendo al medico del reparto di radiologia dove sarei dovuto essere trasportato, ha detto espressamente: ”Il paziente è piu’ che lucido”.
Il problema giuridico-deontologico che io Le sottopongo è che, nel mio caso, è stato calpestato il diritto al diniego alle cure mediche che si stanno attuando sulla persona, ANCHE IN SITUAZIONI DI URGENZA, purche’ la persona sia in grado di intendere e di volere; questo diritto è indipendente dai protocolli medici d’urgenza,che in questa sede non vengono assolutamente messi in discussione.
Diritto suggellato da recenti normative giuridiche.
RIFERIMENTI NORMATIVI
Premesso che l’art. 13 della Costituzione italiana recita che “ la liberta’ personale e’ inviolabile”
Premesso che l’art. 32 della Costituzione recita:”Nessuno puo’ essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario,se non per disposizione di legge.La legge non puo’ in alcun caso violare i limiti imposti dal rispetto per la dignita’ umana”.
Premesso che l’art. 5 della Convenzione di Oviedo del 2001 stabilisce che il rifiuto alle cure mediche è un diritto inviolabile dell’individuo.
Premesso che il codice deontologico medico,all’art. 36,cosi’ recita:
“Art. 36 Assistenza di urgenza e di emergenza
Il medico assicura l’assistenza indispensabile, in condizioni d’urgenza e di emergenza, nel rispetto delle volontà se espresse o tenendo conto delle dichiarazioni anticipate di trattamento se manifestate”.
Premesso che la sentenza della Cassazione civile sez. III n° 23676/2008 cosi’ si esprime:
“Il paziente ha sempre il diritto di rifiutare le cure mediche che gli vengono somministrate, anche quando tale rifiuto possa causarne la morte; tuttavia, il dissenso alle cure mediche, per essere valido ed esonerare cosi’ il medico dal potere-dovere di intervenire, deve essere espresso, inequivoco, informato, attuale: non è sufficiente, dunque, una generica manifestazione di dissenso formulata “ex ante” ed in un momento in cui il paziente non era in pericolo di vita, ma è necessario che il dissenso sia manifestato “ex post”, ovvero dopo che il paziente sia stato pienamente informato sulla gravita’ della propria situazione e sui rischi derivanti dal rifiuto delle cure”.
Ora, il mio dissenso è stato “ex ante” ed “ex post”.
CONCLUSIONI
Il fatto, apparentemente “banale” nelle sue modalita’ esecutive, in realta’ e’ altamente significativo di come ancora oggi, nonostante un’elevata evoluzione sociale, in ambito medico non si tenga in debita considerazione la volonta’ espressa dalla persona, in particolar modo nelle urgenze, anzi, a volte c’è quasi un disprezzo della volonta’ espressa dalla persona.
Dall’atteggiamento “paternalistico” di memoria ippocratica da parte del medico, oggi si e’ arrivati ad una piena autodeterminazione dell’individuo nella scelta delle cure mediche e alla “cultura” di un medico pienamente cosciente della sua natura di puro esecutore di atti medici che, seppur attuati secondo scienza e coscienza, non determinano mai, in nessuna circostanza, una sopraffazione della volonta’ dell’individuo.
Affinchè tali atti di grave violazione dei diritti umani non si verifichino piu’.
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