Dettagli Recensione
Il prof. D'Elia e l'Ospedale S.Giovanni Addolorata
Sono Tota Raffaele di anni 65, di Orta Nova (FG). Premetto che tute le problematiche le abbiamo affrontate come coppia, io e mia moglie. Ho deciso di pubblicare la presente per consentire a tutti coloro interessati al problema di utilizzare l'esperienza molto positiva che ho avuto la fortuna di vivere.
Il mio primo problema urologico risale a maggio 2012: una piccola perdita di sangue nelle urine (episodio unico durato un giorno e mezzo). Concordai una visita presso l'Urologia degli Ospedali di Foggia; dopo un'attenta ecografia l'urologo a cui mi ero affidato mi fece notare che c'era qualcosa nella vescica, pertanto mi consigliò di fare una cistoscopia; mi prenotò a fine agosto 2012. Poichè avevo il terrore del dolore che mi avrebbe provocato la cistoscopia, chiesi all'urologo se fosse possibile sedarmi; dopo qualche giorno mi comunicò che la cistoscopia l'avremmo fatta in sala operatoria. A fine agosto feci la cistoscopia e poichè l'urologo ebbe la conferma di un corpo (papilloma) estraneo in vescica, mi praticò la TURB (resezione); l'esame istologico rivelò un carcinoma uroteliale papillare, e fortunatamente, a basso grado di malignità. Periodicamente feci delle cistoscopie di controllo, prima ogni 3 mesi, poi 4, ed infine dopo 6 mesi, da fare entro settembre 2014 (oggi è 6 settembre).
Negli anni 2012, 2013 e inizio 2014 il PSA aumentò da 2.7 a 4.5, pertanto l'urologo mi consigliò di fare la biopsia della prostata. A fine aprile 2014 fui convocato per fare la biopsia e mi ritrovai in una delle camere destinate al day-hospital insieme ad altri 2 pazienti con lo stesso problema, uno con PSA 20 e l'altro con PSA 7. Agli inizi di giugno mi fu data il risultato: adenocarcinoma F,K- L 3+3; incredibilmente al paziente con PSA 20 non fu diagnosticato l'adenocarcinoma. L'urologo predispose un incontro in cui mi fu prospettata tutta la situazione e il tipo di intervento: a cielo aperto. Mi disse che avrei fatto bene a consultare qualche altro urologo esterno all'ospedale di Foggia e successivamente avrei preso una decisione. Mia moglie si mise a cercare su internet tutto ciò che riguardava la Prostatectomia Radicale, soprattutto sul tipo di intervento: a cielo aperto, laparoscopia e robotizzata con robot 3D da Vinci; un grandissimo aiuto ci fu dato da vari siti, forum e video youtube del prof. GianLuca D'Elia, primario di Urologia 2 dell'Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Dopo attenta riflessione, con mia moglie decidemmo di optare per Prostatectomia robotizzata per essere mini invasiva e più precisa vista l'elevata risoluzione dell'apparato. Nonostante in Puglia fossero disponibili 2 robot da Vinci, uno a San Giovanni Rotondo (FG) e l'altro ad Acquaviva delle Fonti (BA), abbiamo deciso per Roma presso l'Ospedale San Giovanni Addolorata.
Il prof. D'Elia, dopo avermi visitato (fine giugno), mi programmò l'intervento per fine agosto 2014. Dopo qualche giorno fui contattato dal Presidio di preospedalizzazione chirurgica Santa Maria (pal. P) dell'Ospedale San Giovanni Addolorata; fui convocato per fare una serie di analisi ed essere assegnato ad un'anestesista per redigere una relazione particolareggiata sul paziente e valutare la fattibilità dell'intervento. A causa di problemi cardiologici e vascolari fui convocato altre 2 volte per le visite specialistiche e per fare una TAC con e senza mezzo di contrasto su tutto il vaso aortico. Il tutto si concluse in positivo: l'anestesista espresse parere favorevole per l'intervento.
Il 17 agosto ricevetti una telefonata dal reparto di Urologia in cui mi fu comunicato che il giorno 2 settembre avrei fatto l'intervento; il ricovero da farsi il giorno prima alle ore 18.00. Appena entrammo in reparto io e mia moglie avemmo un'impressione positivissima: pulizia, silenzio, struttura (corpo B) nuova e ben arredata, camere a 2 letti, con bracci pieghevoli per supportare TV 10 "e Radio che consentono discrezionalità, e personale paramedico disponibilissimo; insomma, tutto OK, a dispetto di coloro che parlano male della sanità. Alle 7.00 del giorno dopo, rasatura delle parti interessate all'intervento e doccia; alle 7,30 l'operatore sanitario mi dice che stiamo per a andare in camera operatoria; appena esco dalla camera incontro il prof. De Lia che, con la sua giovane età (suppongo circa 45 anni), un fisico asciutto, alto circa 1,75 cm e un sorriso spontaneo, mi stringe la mano e, trasmettendomi una grande serenità e sicurezza, mi da gli auguri. In tutte le situazioni vissute in ambiente sanitario non mi era mai capitato qualcosa del genere. In camera preoperatoria ho sostato per circa 15 minuti in attesa che venisse preparata la sala operatoria; nel frattempo è arrivata l'anestesista che mi ha qualche domanda; le ho chiesto se era possibile farmi una preanestesia visto che Io sono un soggetto ansioso. Mi rispose SI, e che in sala operatoria sarei andato quando tutto era pronto; appena iniziata la preanestesia, dopo un tempo infinitamente piccolo mi ritrovai nello stesso posto, e mi resi conto che avevo già fatto l'intervento: una sensazione fantastica, sembrava un sogno. Ero pieno di energie, lucido e per niente abbagliato dall'anestesia; la durata reale dell'intervento un'ora e 15 minuti. Mi riportarono in camera e dopo qualche ora entrò il prof. De Lia per dirmi che tutto era andato OK e che l'indomani mi avrebbe fornito maggiori dettagli sull'intervento. Il primo giorno dell'intervento sono rimasto a letto, immobile senza acqua e senza cibo; dolori ridotti al minimo , sulla parte destra dell'addome, causati, come mi ha spiegato l'infermiere, dall'aria messa in addome prima dell'intervento, per consentire la tecnica laparoscopica (forellini sull'addome per addurre le braccia del robot). Alle ore 20 contrariamente a quanto mi aspettavo il personale paramedico invitò i miei figli e anche mia moglie a lasciare il reparto: ordine tassativo; in effetti le camerette non avrebbero consentito di ospitare 2 pazienti più 2 assistenti. Condivido pienamente la scelta imposta dal primario.
Il giorno successivo, alle ore 8,00 l'operatore sanitario mi ha aiutato ad alzarmi, quindi ho iniziato a bere ed ho fatto la colazione; come per incanto scomparve anche il dolorino sulla parte destra dell'addome ed iniziai le mie lunghe passeggiate nel corridoio; di tanto in tanto mi ponevo la domanda: è sicuro che mi hanno tolto la prostata? stavo quasi bene. Nella passeggiata oltre reparto ho incontrato l'anestesista e la bloccai per qualche minuto per dirle che era stata bravissima in quanto non ho mai avvertito il peso dell'anestesia: lucidità massima e discreta forma psicofisica, a partire dall'istante in cui ho aperto gli occhi dopo l'intervento. Nella stessa mattinata il prof. D'Elia mi disse che l'intervento era andato benissimo e che la mattina dopo (2 giorno dopo l'intervento) sarei stato dimesso; alle ore 8.30 del g. 4 settembre dopo la consueta visita di controllo ero pronto per lasciare l'Ospedale; salutai in fretta le persone che avevo conosciuto e subito in auto (guidata da mio figlio) per affrontare il viaggio Roma-Foggia; circa 400 Km e alle ore 14 fra le mura domestiche. Dopo 6 giorni rimozione del catetere presso l'USL locale e conseguente problema annunciato dell'incontinenza affrontato con l'uso di pannoloni ed esercizi del basso pelvico, dopo 8 giorni, questa mattina Io e mia moglie abbiamo rimosso tutti i cerotti, fra qualche giorno la desiderata doccia e fra circa 2 settimane durante la doccia dovrei vedere cadere tutti i punti.
Anche gli amici che sono venuti a trovarmi a casa il giorno del rientro sono rimasti strabiliati nel vedermi sereno, felice, indolore, ecc.; stentavano a credere che avessi fatto l'intervento. Soprattutto è rimasto male un amico che 5 anni fa aveva fatto lo stesso intervento, ma con la tecnica a cielo aperto; morfina per quasi 2 giorni, 10 giorni di degenza.
Concludo la presente con qualche considerazione che ritengo essenziale per comprendere a fondo il senso di tutto ciò che scritto. Nel campo sanitario per avere risultati di eccellenza occorrono un'ottima struttura organizzativa con risorse strumentali innovative e adeguate alle varie problematiche, e risorse umane di grande competenza, ma soprattutto dotate di enorme sensibilità, visto che i destinatari di tali azioni sono gli ammalati. Io nel reparto di Urologia del San Giovanni Addolorata di Roma ho trovato tutti quegli elementi che per un ammalato sono di fondamentale importanza: un sorriso, uno sguardo che trasmette sicurezza e porsi il problema di come il paziente sta vivendo l'esperienza di un interventi di una certa importanza. Grazie prof. D'Elia, grazie a tutti Voi che collaborate con il prof. D'Elia, grazie a tutti gli operatori del Presidio Santa Maria, in particolare all'infermiere Debora che ha risolto tantissimi problemi, dimostrando di aver ben compreso le difficoltà di un paziente che viene da fuori regione; e grazie a tutti gli anestesisti.
Il Vostro reparto (Urologia) non dovrebbe essere solo un centro di formazione di chirurgia assistita dal robot da Vinci, ma anche un centro di formazione dei comportamenti e di miglioramento della sensibilità umana. Raffaele Tota
P.S. per contatti, sono a disposizione: lellotota@yahoo.it
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