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Il nostro San Camillo sta morendo
Il San Camillo è una struttura enorme, un’eccellenza sul territorio nazionale, mi vanto di poter affermare che tutti gli eventi legati a nascite o interventi chirurgici della mia famiglia, sono stati brillantemente eseguiti presso questa struttura, la cui prossimità è stata addirittura un elemento valutato in sede di scelta della casa di abitazione di famiglia. Dispiace quindi ammettere che negli ultimi anni è crollato nell’abisso del lassismo e dei tagli ingiustificati e irrazionali alla Sanità. Conseguenze ne sono: un pronto soccorso al collasso, medici ed infermieri totalmente demotivati e nervosi, trattamento dei pazienti e loro familiari freddo, distaccato, non curante, talvolta ai limiti della denuncia.
Mia madre è stata ricoverata per tromboembolia polmonare bilaterale, stazionando in pronto soccorso dal 27/12/2017 al 30/12/2017, poi per un giorno nella Holding del Maroncelli, e infine trasferita al reparto di Medicina Interna 2, lato A, fino al 20/01/2018.
Mia madre, affetta da Alzheimer, avrebbe avuto bisogno di assistenza fissa, impossibile da ottenersi in ospedale, nonché presentava una frattura del bacino occorsa pochi giorni prima del ricovero, per la quale non è mai stata fatta alcuna radiografia per monitorare la situazione, dopo il ricovero. Nell’arco dei 20 giorni in cui è stata ricoverata, data l’impossibilità di mobilizzarla a causa della frattura, nonostante il materasso specifico e le nostre richieste continue di assistenza e addirittura la fornitura dei farmaci occorrenti per prevenire lesioni da decubito, a mia madre è insorta una piaga non comunicata ai familiari, non trattata dal personale e, alle dimissioni, già infetta e di 3° stadio, su 4. L’embolia è stata trattata adeguatamente, ma per il resto, malgrado fossero tutti infermieri abbastanza gentili, il giudizio è negativo, per la situazione generale del reparto come numero e come organizzazione dei turni del personale, per la scarsa cura ricevuta da mia madre, per l’estrema difficoltà di comunicazione con i medici, per lo scarico di responsabilità di tutto il personale, medico e infermieristico, sempre sulle spalle del turno precedente o successivo, per la mancanza di tatto più volte manifestata verso i familiari, per aver trascurato il complesso quadro generale della paziente concentrandosi solo sull’embolia, a giudizio dei medici unica loro patologia di competenza e effettivo motivo di ricovero.
Ultima nota degna di rilievo è che, della presenza della piaga da decubito, non è stato fatto cenno nemmeno alla struttura di ricezione della paziente a seguito delle dimissioni dal San Camillo, struttura post acuzie collegata al San Camillo e da questi contattata, la quale mancata comunicazione ha provocato ritardi sia nel trattamento della lesione sia nel reperimento del letto adeguato al caso. La cosa è gravissima e, a malincuore, sancisce il nostro definitivo pessimo giudizio sul reparto di Medicina.
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