Dettagli Recensione
Squadra che vince non si cambia
"Squadra che vince non si cambia".
Questo è quello che direbbe mister Mondonico, ed avrebbe ragione.
La mia esperienza a Rivolta non può che dirsi positiva, anche se misteriosamente finita male. Non è di sicuro un villaggio vacanze, né tantomeno una clinica di lusso per rockstar.
Rivolta è una struttura dove ci si mette in discussione e lo si può fare solo se si accetta la propria condizione, il mio percorso non è stato sicuramente semplice, anzi.
E' stato duro e faticoso, colpa di un ego ingombrante e di un vissuto pesante.
Ma mentirei se non ammettessi di essere stato aiutato e molto.
Le mie perplessità rimangono personali, e spero verranno chiarite prima o poi in sedi opportune. Tuttavia non trovo giusto che non si comprendano alcuni fattori basilari di questa esperienza.
Prima di tutto il tempo non gioca affatto a loro favore, hanno quattro/cinque settimane per rimettere in piedi persone che hanno passato anni della loro vita a buttarsi giù.
Secondo, i gruppi servono per insegnare alle persone l'importanza dell'altro ed a sostituire le sostanze con relazioni umane positive e non "tossiche".
Quindi se si spera, o ci si aspetta di essere al centro dell'attenzione, credo proprio che sia più opportuno orientarsi verso un percorso individuale e non presso questa struttura.
La vigilanza è stretta e di sicuro non è facile che accadano episodi spiacevoli. Il personale è sicuramente preparato, ma ciò che più mi ha colpito e servito, è stata l'umanità e l'empatia che ho trovato tra le operatrici.
Sempre pronte a tenderti una mano e a dedicare a chi lo richiede il loro prezioso ascolto.
Per quanto riguarda l'equipe medica, ritengo di poter dire che, nonostante le individualità eccellenti, non sia facile non subire l'influenza di un leader carismatico come il dottor Cerizza.
Personaggi così, o li si ama, o li si odia, per quanto mi riguarda lo conosco così poco che trovo assai difficile esprimere un giudizio su di lui.
Considero infatti l'odio e l'amore sentimenti troppo importanti, per poter spiegare ciò che provo per una persona a cui sono sicuramente grato, ma che, per circostanze fortuite, non ho avuto la possibilità di frequentare. Durante la mia permanenza infatti si è assentato per una meritata vacanza. Facendo così tirare una boccata d'aria al personale.
Come ho scritto sin dall'inizio "squadra che vince non si cambia", ma proprio perché ci credo, vorrei soffermare la mia attenzione sul personale infermieristico.
Tutti molto in gamba tranne un personaggio, "piccolo brutto e cattivo" per giunta frustrato, con cui ho discusso in maniera molto aspra, ritenendo doveroso fargli notare un suo errore, con sincera calma, così come mi è stato insegnato proprio lì a Rivolta. A tal proposito credo che al posto di metterlo in "panchina", sia invece il caso che i suoi colleghi e diretti superiori lo ascoltino un po' di più. Non sminuendo così, la sua autorità, più di quanto già non senta.
Sarebbe infatti un controsenso ed un errore colossale, vedere mancare il gioco di squadra proprio da chi, così mirabilmente, mi ha insegnato cosa vuol dire essere un gruppo, non voglio soffermarmi sui motivi che hanno fatto sì che il mio percorso si interrompesse dopo 29 lunghi giorni di impegno mio e del personale. A tempo debito sono sicuro si chiarirà tutto. Non biasimo il personale, proprio perché riconosco di aver un carattere (uno solo) a dir poco difficile, un vissuto tremendo, ma soprattutto una personalità forte che nella mia difficile esistenza mi è servita per sopravvivere, ma che ha reso difficile il mio relazionarmi con il prossimo.
Ripeto: ciò che riguarda la mia brutta uscita da quella struttura non può e non deve incidere sul mio giudizio finale.
"Squadra che vince non si cambia".
Commenti
Potreste aiutarmi?
Grazie in anticipo,
Lorenzo Tagliabue
Altri contenuti interessanti su QSalute