Dettagli Recensione
Pronto Soccorso di via Pace
Mi accingo a scrivere per raccontare la mia esperienza, ma con la dovuta premessa che sul voto specifico circa la competenza del personale medico non sono potuta andare a colpo sicuro, per il semplice fatto che le modalità e i servizi che hanno caratterizzato la mia visita in pronto soccorso non mi hanno dato la possibilità nemmeno di capire se quelle persone (infermieri, medici, amministrativi) con cui mi sono trovata ad avere di volta in volta a che fare, fossero all'altezza della situazione o meno. A chi di dovere valutare se un paziente che esce con questo punto di domanda non sia già di per sè un fallimento per la struttura in questione. La mia diagnosi, del resto, era abbastanza semplice da formulare, così come la cura: orticaria da contatto, scatenata da una reazione allergica a una tintura per capelli. Su consiglio di un'amica dermatologa, e memore di passate esperienze familiari molto positive, mi reco in Via Pace, per scoprire che il servizio di pronto soccorso è attivo due ore al giorno, dalle 13.30 alle 15,30. Provo a giocare d'anticipo, ma quando entro in sala d'aspetto, alle 12.50, scopro che quaranta persone prima di me hanno avuto la stessa idea intelligente. Inizia una lunga attesa con i numerini modello coda dal salumiere, fino a quando non arriva l'infermiera che senza dire niente a nessuno apre i battenti dell'accettazione e inizia a chiamare secondo un ordine che, apparentemente, conosce solo lei. Nella confusione generale di chi non capisce dove e come andare, finalmente l'infermiera in questione si lascia scappare laconicamente che 'il display su cui compaiono i numeri è rotto', quindi il numero di chiamata non corrisponde a quello che in effetti si legge. Molte grazie. La seconda scoperta riguarda la priorità che di fatto NON è assegnata in base alla gravità dei casi: siamo tutti codici bianchi, quindi gentilmente invitati ad andare a pagare il ticket. La mia reazione allergica (e specifico che sono un soggetto allergico) è teoricamente sullo stesso piano della ragazzina col brufolo in suppurazione che ho accanto. Ticket pagato, mi viene detto di presentarmi in un'altra sala d'attesa, dove attendo con pazienza insieme ad altri pazienti. Quando arriva il mio turno, la visita dura in totale 5 minuti: il medico e lo specializzando mi danno un'occhiata molto veloce e prescrivono antistaminico e futuri patch test una volta terminata la cura. Obiettivamente, di più non potevano fare, ma quello che mi colpisce è la sbrigatività, unita al tono di condiscendenza, non vorrei dire arroganza, con cui tutto si svolge, e soprattutto il fatto che mentre mi visitano arriva un'altra specializzanda e descrive al medico responsabile, con dovizia di particolari e commenti totalmente gratuiti, il quadro di una paziente che era in sala d'attesa con me, e che quindi faccio presto a identificare. Zero privacy, dunque. La sanità in Lombardia è decisamente al collasso, i soldi non ci sono e i tagli alle risorse sono inevitabili: colpisce, però, che si esca dal pronto soccorso con la sensazione di aver perso un'intera giornata, in mezzo a persone che, anzichè ovviare -non dico con gentilezza ed empatia, ma almeno con cortesia ed educazione, alle carenze strutturali in cui si trovano a lavorare, ti trattano come se ti stessero facendo il più grande dei favori. Il tutto previo pagamento di 25 euro di ticket.
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E DUE SETTIMANE DI ATTESA PER VISITA PRIVATA A 152 EURO..
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