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Trombosi venosa profonda non riconosciuta
Alcuni anni fa mi ero recata al Pronto soccorso del Policlinico di Milano con dei dolori atroci alla gamba sinistra che era visibilmente gonfia, dura, calda e dolente. Dopo che l'infermiera ha subito capito la gravità della situazione e mi ha dato il codice rosso, sono stata visitata dal dott. Freschi che, dopo aver effettuato un doppler venoso, mi ha detto che non avevo nulla di grave. Premetto che ho una connettivite autoimmune, malattia che spesso porta a complicazioni circolatorie e trombosi. Mi dimette, io esco a piedi, un altro medico firma il foglio di dimissione senza nemmeno vedermi la gamba e mi dice di prendermi un Polase per i crampi che sentivo. Tornata a casa con i dolori, telefono al mio reumatologo che rimane perplesso, mi dice di mettermi per precauzione una puntura di Eparina e di andare da lui in ospedale. Essendo l'week-end, cerco un'amica medico di base che mi prescrive l'Eparina e lunedì vado dal mio reumatologo che, appena mi vede, prescrive subito un altro doppler urgente, dal quale risulta una trombosi venosa profonda in atto alla terza gemellare e una tromboflebite acuta alla safena. Inutile dirvi che ho rischiato di morire. Tutti mi hanno consigliato di intentare una causa legale contro il Policlinico. Mi dispiace di non averlo fatto. Ma in quel momento stavo troppo male e non avevo voglia di trascinarmi per tribunali, anche per via delle lungaggini dei processi. Però dovevo sì cominciarla la causa!
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