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I minimi criteri della educazione..
La sera del 22 novembre 2012 vado al pronto soccorso del policlinico Mangiagalli lamentando forte acufenia pulsante. Mi danno un sacco di medicine e mi dicono di andare urgentemente, il giorno dopo, a fare l'esame audiometrico al reparto otorino della stessa struttura.
Vado lì la mattina dopo alle 7.15, alle 8.00 l'assistente mi fa l'esame audiometrico, le chiedo il risultato e mi dice che non me lo dà perchè bisogna aspettare il dottore che mi avrebbe detto (lui) gli esiti. Quando arrivano le 9.00 l'assistente mi dà un foglio con gli esiti e mi dice che me ne posso andare. Chiedo cortesemente di fare due parole (non una visita, ma due parole) con il dottore, perchè nel referto c'è scritto qualcosa di negativo, e per sapere se quelle medicine "da cavallo" che mi hanno dato al pronto soccorso le dovessi davvero prendere. L'ho chiesto cortesemente 3 volte, mi hanno fatto aspettare un'altra ora inutilmente, e alla fine questa "assistente" mi dice: "il dottore dice che quelle medicine le prenda pure, e se ne può andare, non la riceve", quando il dottore non ha minimamente visto di che medicine si trattasse. Il problema, secondo questa assistente, era che non avevo l'impegnativa per la visita.
Ma mi domando e dico, e lo domando e dico al dott. Pignataro, oltre che a quel medico (tale TROISI) che non sa cosa sia l'educazione:
Ero stato o no la sera prima al P.S.? mi avevano detto o no di andare urgentemente a fare l'audiometria? avevo o no diritto di avere una spiegazione degli esiti, per capire cosa dovevo fare nel prosieguo? Si era o no ancora in una fase di urgenza, ove era doveroso, se non una visita (caso mai avranno sbagliato al P.S. a non fare l'impegnativa per la visita.. e non io) almeno dire due parole ad un paziente? Come poteva questo pregiudicare le persone che erano in attesa, quando questo medico è pure arrivato in ritardo?
Si tratta di venir meno ai minimi criteri di educazione, sia da parte dell'assistente che del medico.
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