Dettagli Recensione

 
Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
1.0

Nessuna anamnesi e tabelle standardizzate

Dopo più di un anno dalla diagnosi di celiachia accedo alla visita con nutrizionista e gastroenterologa.
Mi presento e una delle due dottoresse invece di rispondere con il suo nome, commenta il mio nome "oh ma che carino"... infantilizzata entro il primo secondo della visita. L'altra non si presenta.
Non mi fanno anamnesi di nessun tipo, zero di zero.
Gli do i miei esami del sangue, gli dico di un valore che mi ricordo e loro si mettono a darmi soluzioni solo per quel valore con tabelle standardizzate sull'essere umano in generale, nessuna distinzione DONNA/UOMO o altro.
In queste tabelle ci sono gli alimenti che dovrei mangiare per migliorare uno solo dei miei valori, la maggior parte di essi contengono glutine. Lo noto e mi danno altre tabelle, nonostante la mia cartellina sia già piena di queste tabelle, che si trovano tranquillamente su internet.
Tali tabelle contengono, per ogni cibo, il peso e le quantità consigliate, loro mi invitano a pesare pranzo e cena senza preoccuparsi di chiedere se ho o ho avuto Disturbi del Comportamento Alimentare. Ho i brividi a pensare che queste tabelle vengono somministrate senza chiedere nulla del rapporto con il cibo, in una città come Milano poi...
Continuano a sostenere che per tutta la vita dovrei cucinare pranzo e cena pesando gli alimenti e quando dico che è difficile proporre una cosa del genere ad una libera professionista dicono che sono stressata e che ogni tanto posso mangiare un po' di glutine perchè "non muore mica nessuno".
Nel giro di due frasi, sono passate da un'estrema rigidità (pesa e cucina il cibo tutti i giorni) a un lassismo esagerato ("ma sì certo che puoi mangiare lo street food a Delhi, al massimo chiedi").
Raccontando questo passaggio a posteriori mi sono fatta delle risate per l'assurdità della cosa, al momento ero completamente senza parole, mi trovo di fronte ad un atteggiamento oppositivo degno di due sedicenni, non ascoltano e contraddicono o svalutano tutto quello che gli viene detto.
A questo punto sono visibilmente contrariata, loro mi definiscono "stressata", troppo stressata per una dieta: dicono che me la manderanno via mail (mai arrivata). Più che stressata mi sento offesa.
Continuano a riferirsi alla mia visita precedente come se l'avesse svolta il capo reparto, quando in realtà era uno specializzando. Si indispettiscono quando chiedo di commentare le ultime analisi risolvendo con "ma si, va tutto bene".
Concludono la visita misurandomi peso e altezza (alla fine) e riportando un valore dell'altezza diverso dall'ultima misurazione professionale.
Il mio parere è che sono andate sulla difensiva quando si sono trovate di fronte una persona che ha prestato servizio in ospedale e perciò si accorge quando una visita è fatta bene e quando invece il paziente viene trattato come una macchina o come un incapace.
So bene che ormai nel pubblico l'anamnesi è un lusso e per una visita c'è pochissimo tempo ma una nutrizionista che non chiede delle abitudini e dei disturbi alimentari può far danni importanti sul corpo e sulla psiche, soprattutto delle ragazze giovani.
Visto il poco rispetto che ho ricevuto, mi permetto anche io di lanciare giudizi e definizioni: queste dottoresse dovrebbero fare un lavoro su se stesse, per definire come percepiscono il loro ruolo e le emozioni che provano nel ricoprirlo, per evitare di proiettare sul paziente le loro insicurezze, anzi per dirla con le loro parole, il loro "stress".
Vado a cercare qualcuno che ami il suo lavoro.
A mai più rivederci!


Patologia trattata
Celiachia
Esito della cura
Nessuna guarigione

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