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Caos, presunzione e disorganizzazione totale
Quello che dovrebbe rappresentare "l'eccellenza romana", oltre che nazionale e che raccoglie circa 800 pazienti trapiantati di rene, si riassume in un baronato di facciata ove si bada solo all'apparenza e a salvare la faccia con molta alacrità negando fino all'ultimo le varie defaillances e facendo quanto è possibile per costituire una rete di protezione attorno alla disorganizzazione più evidente. Effettuare un follow up di trapianto diventa rocambolesco, pazienti che si alzano alle 4.00 per andare a scrivere il nome su un pezzo di carta, per poi aspettare l'apertura delle casse alle 7 e 30 per cambiare da soli le ricette e andare al settimo piano per rifare la fila e aspettare nuovamente il proprio turno per effettuare un prelievo, con una sola infermiera presente. La visita nefrologica risulta opzionale e facoltativa e del tutto lasciata all'arbitrio del paziente. Pochi approfondimenti del caso e, per salvaguardare l'operazione attesa per anni, è necessario non abbandonarsi mai alla struttura e fare da soli. Ogni problematica e delegata al pronto soccorso, che non dispone di un ecografista idoneo e che afferma di non aver mai visto una fistola arterovenosa in vita sua, e che "il medico non è un missionario ma deve stare con la sua famiglia" cit. Prof Danza. I macchinari per i dosaggi al laboratorio subiscono danni più volte al mese, ritardando le risposte ai pazienti che rischiano in alcuni casi delicati l'intossicazione di farmaco, oppure ritardano perché in laboratorio "il reagente è finito". In vari mesi lì dentro ho dovuto risolvere personalmente alcuni problemi cercando di venirne a capo da sola. Il coordinamento tx chiude alle 13.00 e per qualsiasi cosa che accada dopo quell'ora è inutile chiamare anche il reparto chirurgia trapianti d'organo, dove risponde qualcuno che dice "non è prevista la presenza di un nefrologo qui". In questo caso non resta che recarsi sempre al pronto soccorso e rimanerci svariate ore senza avere soluzioni, con il monito di "recarsi quanto prima da un nefrologo". Il mio potassio era elevato ed essendo mortale mi recai al PS dove mi fu risposto con queste parole: "vai da un nefrologo!" Ho provveduto da sola in quell'occasione assumendo di mia sponte un lasix e introducendo liquidi nel tentativo di abbassarlo per non rimetterci le penne. In compenso le piante sono rigogliose e costose e l'apparenza di facciata senza macchia alcuna. Se non si perde l'organo trapiantato lo si deve allo zelo personale e al lavoro incessante per tentare di non sbagliare da parte del paziente, non di certo all'equipe.
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