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Esperienza negativa
Mio padre a febbraio 2012 si recò ad una visita con il professore, nel suo studio privato, nel quale il docente, dopo aver sfogliato celermente il fascicolo di mio padre, senza visualizzare il cd della tac, disse "Al 90% vi assicuro la guarigione, senza intervento". Mio padre, rincuorato, si mise sotto le cure di tale medico. Fece la prima TURB a marzo 2012 e il referto istologico, datato 27 aprile, ci arrivò a giugno inoltrato: tumore vescicolare g2; dopo questo iniziò la terapia prescritta (che doveva essere con instillazioni con mitomicina c), cambiata poi con epirubicina.
Continuò ancora con questa terapia, nel frattempo nessun esame di protocollo (pet, tac, risonanza, marker) era stato effettuato.
Ad agosto iniziano i primi dolori alla gamba, sintomo di metastasi ossea, che non interessarono i medici perché a loro avviso il tumore alla vescica non prevede metastasi e continuarono così a non effettuare esami diagnostici. Il 21 settembre visita cistoscopica, con individuazione di recidiva che necessita di intervento di resezione immediato, effettuato l'11 ottobre. Risultato istologico: G3. Il sanitario prevede nuovi cicli di chemio praticati con placche metalliche e induzione elettrica. Viene effettuata su richiesta del paziente presso altra struttura e si presenta referto ai medici del reparto urologico: secondarizzazione a livello osseo dell'acetabolo. Chiesero spiegazioni i miei familiari sulle progressioni della malattia e i medici continuarono a negare che dalla vescica potesse verificarsi qualche metastasi. Concludo dicendo che mio padre si recò presso altre strutture, con pochissime speranze, perché ormai il tempo era trascorso.
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