Dettagli Recensione
Carcinoma endometriale con carcinosi peritoneale
Mia mamma ha iniziato il suo percorso a Dicembre 2021.
Dopo la prima visita, non abbiamo mai più visto il Prof. Scambia. Ci veniva comunicato tutto da altri medici o specializzandi e nessuno mai conosceva la sua storia.
Dopo l’ultima laparoscopia i chirurghi avevano detto che secondo loro la chemio non andava più bene e andava cambiata, oppure che venisse iniziata qualche cura sperimentale.
Ci viene comunicato da uno specializzando che il “tumor board” ha invece deciso di proseguire con la stessa chemio; chiediamo delucidazioni in merito alla discrepanza tra quanto detto dai chirurghi e quanto deciso dal tumor board, ma nessuno ha saputo dare una spiegazione. Di fronte alle nostre mille domande (mia mamma stava sempre peggio, i marcatori continuavano a salire) nessuno ci sapeva rispondere, perché nessuno conosceva veramente la storia clinica di mia madre.
Ad agosto (dopo 10 giorni dall’ultimo ciclo di chemio) mia mamma viene ricoverata presso un altro ospedale a causa di un’embolia polmonare; proviamo a contattare ripetutamente il Gemelli, ma non riusciamo ad ottenere risposta. Dopo una settimana purtroppo mia mamma, 58 anni, non ce l’ha fatta e nessuno ci ha mai contattato per sapere perché la paziente non si sia più fatta vedere o sentire. Non c’è nessun tipo di rapporto umano, non c’è un medico al quale fare riferimento o qualcuno che ti segua dall’inizio alla fine. A livello chirurgico saranno anche eccellenti, ma sicuramente non è questo il modo di seguire un paziente con una diagnosi così delicata, abbandonato a sè stesso. Purtroppo non si può tornare indietro, ma se potessi sicuramente non porterei mai più mia mamma al Gemelli, ma in un luogo dove il paziente possa essere seguito e supportato adeguatamente.
Commenti
La mia patologia, tumore ovarico borderline, quindi operazione chirurgica per stadiazione. Intervento che mi viene anche posticipato per problemi legati alla mancanza di letti disponibili. Il dieci di settembre corrente anno, dopo più tre ore di attesa davanti alla porta di ingresso del reparto, vengo portata in sala operatoria dove una giovanissima anestesista, nonostante avessi già in precedenza sottolineato ed evidenziato i miei problemi in merito, mi propone con insistenza due tipi di anestesia, la generale e l'epidurale insieme; per fortuna arriva l'anestesista capo e mi salva. L'intervento si risolve con rottura intraoperatoria della capsula contenente l'ovaio e errore nella diagnosi. Il tutto mi viene comunicato da una giovane dottoressa, devo dire molto garbata. Due le possibilità: ritornare in sala operatoria oppure chemio. Dove erano il medico che mi ha operato o il professor Scambia? Mai più visti. Adesso ho iniziato una chemio che mi sarei potuta evitare se fosse stata esatta la diagnosi e corretto l'intervento. Sono molto provata.
Questa la mia personale esperienza al reparto di ginecologia oncologica del Gemelli.
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