Dettagli Recensione
Totale delusione
Mia madre scopre di avere masse tumorali alle ovaie il 22 maggio ad Ascoli Piceno (Marche), dove vive. Le indicano Tac e ricovero urgente per asportazione, su consiglio al Gemelli, dal dr. Scambia.
Sono stati veloci, bisogna riconoscerlo, tra visite e inserimento per l'operazione, tanto che il 21 giugno l'hanno operata. C'è da dire però che siamo dovute passare tramite studio privato a pagamento e che, pur sapendo che la paziente sarebbe dovuta venire a Roma dalle Marche (almeno 3 ore di viaggio), l'hanno chiamata alle 12.00 del giorno prima per dirle di recarsi in reparto alle 8.00 del mattino, e una volta arrivata facendola stare a digiuno completo in sala d'attesa dalle 8.00 alle 18.00, fin quando non le hanno assegnato una camera. Operazione quindi rimandata al giorno dopo. Già solo per questo avremmo dovuto capire che qualcosa non andava.
Dopo 8 giorni in ospedale torna a casa; fortunatamente tra infermieri, medici ed OSS, c'era chi sapeva avere un contatto umano con i pazienti, ma non sono di certo mancati elementi che di umano non avevano assolutamente nulla, incluso un dottore che non ha mosso un dito per aiutare mia madre, aperta dal torace all'inguine, ad alzarsi dal letto per essere visitata.
Comunque ci dicono che l'avrebbero richiamata per il colloquio con un oncologo, per discutere della chemio. Colloquio il 13 luglio: bisogna decidere se fare la chemio vicino casa o a Roma. Ci riferiscono che facendola al Gemelli mia madre avrebbe potuto partecipare a un protocollo di ricerca, che significa avere la possibilità di ricevere una cura in più rispetto alla sola chemio. Ci presentano i 4 protocolli di ricerca a cui avrebbe potuto partecipare, il giardino zen per le pazienti di ginecologia oncologica, tutto molto bello. Rimaniamo d'accordo infatti di ricontattare il Gemelli entro 2 giorni per comunicare la decisione presa: decidiamo di farla a Roma, proprio per la partecipazione alla ricerca. Li richiamiamo dopo due giorni, nessuno risponde. Per farla breve, dopo 5 giorni di tentativi finalmente ci rispondono e comunichiamo la scelta. Entro fine luglio avrebbe iniziato il primo ciclo di chemio.
Ebbene, per tutto agosto chiamiamo 3-4 volte per chiedere informazioni, dato che nessuno aveva chiamato per comunicarci la data di inizio. Risponde sempre una segretaria, che ci dice soltanto "lascerò una nota ai medici con nome e cognome e numero di telefono". Ci richiamano il 2 settembre, a ferie finite immagino (peccato che il tumore di alto grado in ferie non ci è andato), e ci chiedono se mia madre avesse iniziato la terapia o no. Rimaniamo allibite e senza parole. Non sapete cosa stanno facendo i vostri pazienti? No comment. Ma non finisce qui!
La richiamano il 3 settembre per darle appuntamento il 7, ulteriore colloquio con un oncologo.
Il 7, cioè oggi, ci comunicano che non è possibile partecipare a nessuna ricerca, senza darci spiegazioni, dicendo che il reparto che se ne occupa il sabato è chiuso e quindi non possono nemmeno chiamare per chiedere spiegazioni. Ci comunicano la data di inizio della chemio: 12 settembre. Senza orario, ce lo fanno sapere nei prossimi giorni. Sapendo che dobbiamo affrontare un viaggio di almeno 6 ore tra andata e ritorno.
Una vergogna.
Due mesi di attesa per non ricevere quello che ci era stato proposto, mi madre avrebbe potuto iniziare la chemio vicino casa. Invece nell'attesa chissà quanto è andato avanti il tumore, essendo di alto grado.
Inutile dire che ovviamente provvederemo a trasferire le cure nelle Marche. Se questa è l'eccellenza, davvero non sappiamo cosa dire.
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