Dettagli Recensione
Perchè NON accada Mai più
Questa è la lettera che, a caldo, è stata inviata a Il Tirreno e La Nazione e pubblicata in parte con articolo in cronaca di Pisa, il 19-01-2011. L’ho inviata anche al SUO giornale di una vita che l’ha pubblicata il 27-01-2011, sia sull’edizione nazionale tra le lettere che nell’inserto della Toscana. Era un vecchio compagno che ancora credeva che un mondo migliore fosse possibile. Ho ancora le sue prime tessere del P.C.I. del 1945 e 1946. Mi faccio goccia sperando che tante gocce riescano a formare il mare di un minimo di giustizia.
"Mio padre oggi, 17 gennaio 2011, è morto. Aveva un quadro clinico compromesso e più patologie associate. Ieri mattina dopo aver chiamato il 118 ed essere stato visitato al Pronto Soccorso è stato inviato alla Medicina Generale, il 4 Medico di Cisanello. Ha passato il pomeriggio in stato soporoso ma se stimolato rispondeva e sembrava mantenere un minimo livello di coscienza. Oggi sin dalle 11 ero con mia madre nel corridoio ad attendere di poterlo vedere. Hanno aperto alle 12 e 15. Una volta nella sua stanza mi sono resa conto che la situazione era precipitata: aveva la bava alla bocca, rantolava, gli occhi velati, non mi rispondeva e aveva la sacca che raccoglie le urine dal catetere completamente piena di sangue, non scuro ma nero.. Sono andata nella medicheria del reparto chiedendo cosa potesse essere successo e perché fosse in quelle condizioni e mi è stato risposto da una "infermiera" che era tutta la mattina che passavano i turni dei medici con un meta messaggio comunicativo di non dubbia interpretazione. Sono tornata da lui pensando quasi di aver "visto" male, nel frattempo nessuno veniva.. sono tornata di là decisamente alterata ed ho preteso che qualcuno lo andasse a vedere. A quel punto si sono mossi ed è stato un via vai di medici, infermieri, consulenti, apparecchiature di ogni genere. E' stato sottoposto anche a una broncoscopia e ventilato manualmente... allora non avevo "visto" male e non ero un familiare ansioso che si era arrogato il diritto di disturbare.. Da ultimo hanno chiamato anche il rianimatore che lo ha intubato ed è stato trasferito ormai inutilmente in terapia intensiva, dove è andato immediatamente in arresto cardiaco o forse già è arrivato così? Il livello di recriminazione non concerne la morte di per se stessa: sicuramente non poteva essere "miracolato" ma mi chiedo 1) perché se sono passati così tanti turni di medici nessuno si è accorto di quello che stava succedendo? 2) perché non sono stata avvertita? Tutti hanno parlato di crisi acuta ma quanto impiega una crisi acuta per portare alla morte? 3) erano proprio necessarie tutte le manovre praticate? E soprattutto era necessario usare Quel tono arrogante in risposta ad una richiesta di aiuto? Lavoro da anni nella psichiatria territoriale e uno degli assiomi fondamentali che mi è stato insegnato nel tempo è il rispetto per il paziente e il gruppo familiare. Forse un corso dove si spieghi come relazionarsi al paziente e ai suoi familiari potrebbe solo fare bene.. Posso capire la frustrazione, la non motivazione, la stanchezza, la carenza di personale, il contesto di cronicità ma questi sono lavori che non si dovrebbero fare per caso e se si entra in burnout si può sempre chiedere un trasferimento, una pausa di lontananza per ricaricarsi. Scrivo alle 3 di notte nel primo giorno della mancanza di mio padre. Sicuramente serve a me perché se posso accettare (?!) la sua morte non posso accettare come è morto: nell'indifferenza, nella negligenza di chi era lì e doveva aiutarlo e non solo su sollecitazione della sottoscritta. Aggiungo solo che questa era il secondo ricovero di mio padre in quel reparto e già la scorsa volta vi erano stati episodi diciamo di noncuranza, pannolini tenuti a giornate senza cambiarli, campanelli suonati più e più volte senza che nessuno arrivasse perlomeno a verificare se erano chiamate giustificate e altre "cosette" così. Non so se vi siano responsabilità solamente individuali o se è lo stesso sistema che genera questa non attenzione, indifferenza, questa NON empatia.."
Michela Pecchia
Commenti
Anche mio padre è stato ricoverato in questo reparto a marzo 2014 ed è stato dimesso in condizioni pietose ed è stato affidato all'assistenza domiciliare.
Non era possibile curarlo a casa e l'abbiamo ricoverato presso medicina 1 all'ospedale Lotti di Pontedera, dove, contrariamente è stato assistito da personale qualificato e competente.
Sabrina Caotti
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