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Salviamo la sanità pubblica perchè è un orgoglio
Dopo circa 5 mesi di attesa con un primo ricovero ospedaliero fatto di visite, accertamenti ed esami senza una diagnosi precisa, su suggerimento di un caro amico e validissimo anestesista Paolo Gritti, operatore presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII mi sono rivolta ad un altro validissimo cardiologo il dott. M. Taddei il quale, vista la documentazione rilasciata dall'Spedale Civile di Brescia, mi ha subito indirizzato al suo reparto di Cardiologia e poi al reparto di Medicina. Successivamente, dopo ulteriori accertamenti, consulti e altri approfondimenti fra le diverse equipes che mi hanno seguito con professionalità e grande competenza, si è arrivati alla diagnosi: Pericardite costrittiva.
Se ciò mi ha fatto sentire sollevata perché erano state escluse cattive malattie, dall’altra mi sottoponevano due alternative proposte nell’incontro specifico voluto dal dott. Cugola e dott. Pentiricci: proseguire con la terapia farmacologica, che fino a quel momento non dava molti risultati, oppure un intervento cardiochirurgico non semplice. L’incontro mi ha permesso di capire, grazie anche ad un semplice disegno eseguito dal dott. Pentiricci, quale tipo di intervento lui avrebbe praticato con la sua èquipe. Si trattava di aprire il torace e piano piano togliere le due membrane del pericardio che si erano appiccicate al polmone e non lo lasciavano respirare al meglio. Avevo problemi nel salire le scale, nel respirare, gonfiori alle gambe e poi in viso; insomma, ero ammalata e seriamente preoccupata. Oltre a ciò mi hanno assicurato che sarei ritornata a vivere e a praticare la stessa vita di sempre (SPORT, VIAGGI, LAVORO ECC..), cosa che, assumendo farmaci, non sarebbe avvenuta. La scelta, subito decisa, è stata l’intervento. Intervento previsto per l’inizio di dicembre. Uscita dall’incontro io e il mio compagno eravamo sia sereni che un pò preoccupati per via del fatto che tutto ciò non era stato né previsto né immaginato. All’inizio di dicembre, come da protocollo, sono stata chiamata e dopo 4 giorni operata confermando anche l’esito previsto. Oggi, a distanza di quattro mesi ho recuperato la mia forma, la mia forza e la voglia di fare. In tutto questo percorso ho avuto modo di toccare con mano, per la prima volta, la condizione del malato, della malattia, dell’attesa e il grande timore di non farcela. Devo confessare che fin dall’inizio i timori si sono piano piano dissolti e che l’art. 32 della nostra Costituzione ove si afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…” è stato pienamente osservato e implementato in un reparto della Sanità Pubblica, qualcuno direbbe “ STRANO” io dico no “NO” è possibile, tutto è vero. Mi sono state garantite tutte le possibili cure, attenzioni e soprattutto tanta umanità e professionalità. Durante la riabilitazione mi hanno dato strumenti e consigli utili per riprendermi e promuovere uno stile di vita sano. Per questi motivi la Sanità Pubblica non dovrebbe essere ridimensionata o smantellata, anzi bisognerebbe avere il coraggio di investire sempre, non solo in casi di emergenza (Covid), investire sia nelle strutture, nel diversificare i servizi, ma soprattutto sugli operatori, a qualsiasi livello appartengano, i quali dovrebbero essere maggiormente gratificati anche economicamente per il prezioso lavoro.
Dopo questa mia riflessione ringrazio di “cuore” tutto il personale che nei tre diversi reparti mi ha accolto dimostrando umanità, sensibilità e grande professionalità, ma in particolare il dr. Samuele Pentiricci ed il dr. Cugola che, insieme al loro staff e a tutto il personale della Cardiochirurgia, sono stati capaci a trasmettere tanta serenità e sicurezza sia a me che alla mia famiglia nell'affrontare quel momento non certo semplice e imprevisto.
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