Dettagli Recensione
SPERANZA NEGATA
Mi dispiace rappresentare una voce fuori dal coro, ma la mia esperienza puo' solo farmi esprimere in maniera negativa sul trattamento poco professionale ed umano subito da mio marito in fase di visita per eventuale valutazione di trapianto di polmone dalle due dottoresse del reparto di chirurgia toracica. Mio marito e' venuto a mancare il 16 marzo 2016 dopo un inenarrabile calvario di un anno e mezzo e dopo aver provato tutte le terapie possibili a Forlì, dove era in cura.
A Padova gli fu detto a muso duro e senza un briciolo di umanità, che "col pancione che si ritrovava" (parole testuali) non poteva essere valutato. Aggiungo inoltre che da quel momento mio marito mise in atto cio' che gli era stato consigliato, vale a dire perdere peso e seguire un programma di riabilitazione respiratoria che nel giro di pochi mesi gli fece migliorare le condizioni di salute.
A nulla servì tutto cio' dal momento che anche quando a Padova furono comunicati gli eccellenti risultati ottenuti, si continuo' a prendere tempo; così facendo la malattia riprese il sopravvento.
Ci fu comunicato dai medici di Forli' che nel frattempo la lista di attesa di Padova si era allungata e che forse mio marito non avrebbe potuto attendere troppo, per cui ci fu proposto di fare la valutazione all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Cosi' fu, ma qualche giorno dopo l'inizio degli esami ci fu un ulteriore peggioramento delle condizioni di salute, che nel giro di tre giorni portarono all'epilogo del 16 marzo 2016.
Oggi, a distanza di quasi un anno, non ci diamo ancora pace perche' siamo convinti che la tempestivita' di intervento forse poteva salvare Nicola.
La salute e' un diritto di tutti e a maggior ragione la speranza di poter sopravvivere ad un male cosi' devastante.
Commenti
Mio padre è stato operato nel novembre 2009 di lobectomia polmonare sinistra a seguito di carcinoma; malattia scoperta a marzo 2009 e a cui aveva fatto seguito chemioterapia, in quanto era coinvolto un linfonodo del mediastino; la chemioterapia aveva avuto un effetto straordinario e a luglio ci era stato dato l’ok per l’intervento chirurgico. A Padova siamo andati avanti oltre quattro mesi ad aspettare l’intervento perché mio padre doveva recuperare capacità polmonare (a fronte dell’intervento che avrebbe fatto). Sta di fatto che, nonostante l’intervento sia riuscito, la tempistica ha fatto sì che la malattia si fosse ripresa al punto che al mese di gennaio mio padre fosse già in metastasi.
Inutile essere un’eccellenza chirurgica quando si sa benissimo che in oncologia la variabile più importante è il tempo.
Ma tanto mio padre non me lo ridà nessuno.
Altri contenuti interessanti su QSalute