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ERCP con papillosfinterotomia
Volevo segnalarvi la mia vicissitudine presso il reparto di Chirurgia di codesto nosocomio. Premetto che vivo a Torino e, tramite una conoscenza di mia sorella che dovrebbe essere una dirigente dell'ospedale, mi sono recato, previo appuntamento, presso il prof. Bardini, che dopo aver visionato la mia risonanza magnetica con contrasto diagnosticava una ostruzione bilaterale al pancreas; riferiva altresì che dopo l'intervento avrei avuto buone probabilità di migliorare il mio diabete. Dopo aver pagato la sua parcella sono ritornato a Torino in attesa dell'intervento. Il giorno 29 luglio c.a. venivo sottoposto ad intervento dalla dott.ssa Rossoni, che al mio risveglio mi riferiva che era riuscita ad eliminare l'ostruzione solo nella prima parte perchè la sonda non entrava fino al fondo e mi diceva che dovevo essere sottoposto ad un secondo intervento. Ritornato a Torino, dopo circa 45 giorni venivo richiamato per presentarmi il giorno 9 settembre. Arrivato qui alle 7.00 del mattino, alle ore 12.00 mi riferivano che dovevo ritornare a casa per mancanza di posti letto e che mi avrebbero richiamato.
Il giorno 23 settembre vengo sottoposto al 2° intervento, al mio risveglio la dottoressa mi diceva che non era riuscita a risolvere il problema sempre a causa della sonda che non passava. Premetto che l'igiene nella sala d'intervento lasciava a desiderare, prima di essere anestetizzato sono entrati dei tecnici con l'ombrello, perchè pioveva fuori e si sono messi il camice senza indossare la copertura delle scarpe. Sono ritornato in camera in attesa di ricevere qualche notizia su come volevano procedere per il mio problema che non era stato risolto. Non ho avuto modo di poter parlare con il Professore, mentre la dottoressa incontrata all'ingresso dell'ospedale non poteva parlare con me, andava di fretta perchè si stava dirigendo in sala operatoria che aveva riferito tutto già a mia moglie. Dopo l'intervento, al reparto la dottoressa di turno mi faceva mettere da personale infermieristico una sacca da 2 litri con all'interno anche dell'insulina ed io, essendo a digiuno, mi sono fatto controllare la glicemia che era scesa a 40. Mi hanno dato una bustina di zucchero e fatto una flebo di glucosio e mi hanno rimesso la sacca senza insulina, che io non ho potuto contestare perchè era un ordine della dottoressa e la glicemia alle ore 4.00 del mattino aveva superato i 400. Finalmente una infermiera ha deciso di toglierla . Alla ore 24.00 ho chiesto all'infermiera una flebo antidolorifica, mi iniettavano della tachipirina ed il dolore cessava e riprendeva dopo una mezz'oretta. Sopportavo il dolore fino alle ore 5.00 del mattino e richiedevo se per cortesia potessero farne un'altra. Risposta: non possiamo, devono passare almeno 8 ore.
Mi riferivano che in giornata sarei stato dimesso, poi mi hanno detto che mi avrebbero tenuto fino alla mattina del giorno dopo per vedere i risultati degli analisi. A questo punto ho chiesto di essere dimesso in quanto avevo prenotato l'albergo per mia moglie fino al giorno 24 e che non vi erano più posti per un altro giorno. In poche parole, dopo aver fatto km. 3200 con la macchina, quindi pedaggio e benzina, pagato 8 volte l'albergo, alla consegna delle dimissione mi dicevano che, essendo privo di dolore, potevo stare così e che dopo 45 giorni dovevo tornare per una visita di controllo, senza avermi detto come volevano procedere in futuro. Spero che quello che è successo a me possa essere utile per altri pazienti che hanno intenzione di spostarsi dalla loro città per andare all'ospedale di Padova.
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