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PRONTO SOCCORSO - PAZ. ONCOLOGICA
Comprendo la difficoltà del pronto soccorso nella gestione dei pazienti in ordine di gravità, comprendo la problematica della carenza di personale.
Personalmente però trovo che sia molto grave che una paziente oncologica in situazione di carcinosi peritoneale, in terapia chemioterapica attiva, con molte difficoltà fisiche e di deambulazione, venga dimessa al martedì dopo un ricovero in reparto oncologico per impossibilità a camminare e dolore addominale, senza esami diagnostici, si ritrovi subito il giorno dopo in pronto soccorso, per ore, per riacutizzazione del dolore e con difficoltà estreme a deambulare, e che al giovedì poi debba ritornare in ospedale per una Tac prestabilita, che ha poi evidenziato (tra le varie) un piccolo “trombo” all’aorta addominale.
Stasera lunedì 30.01 chiama il pronto soccorso per pressione elevata, stato di vertigine e confusionale e attorno alle 19.00- 19.30 viene trasportata in ambulanza,data la situazione delicata di salute e all’aorta addominale.
Ore 02.30 è ancora in attesa di visita, anche solo di un monitoraggio pressorio, senza forze, piena di dolore addominale.
Ripeto, comprendo tutte le difficoltà lavorative del caso, specialmente con la salute di 50 pazienti e più in carico. Ma non posso tollerare le corse della speranza, fuori e dentro l’ospedale, per una persona oncologica, in metastasi, con le forze che vengono meno a ogni ora che passa.
Ore in cui non viene nemmeno controllata la pressione in questo caso.
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