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Pronto soccorso e assistenza pediatrica
Mi spiace scrivere questo commento negativo. Porto mio figlio al P.S. del Grassi, dopo più di 24 ore che non dorme, per un forte dolore alla nuca, indirizzata dalla mia pediatra che avevo avvisato per telefono. Al triage l'infermiera non si degna neanche di guardarmi, presa da una telefonata di natura palesemente personale. Dopo più di quindici minuti mi dice che devo aspettare che si apra la porta per entrare. Dunque mi siedo lì davanti, essendo molto stanca anch'io per la notte insonne. La porta si apre e una signora si intrufola prima di me "superando" me e il mio bimbo di 5 anni. Riesco ad entrare solo dopo altri quindici minuti grazie alla gentilezza di un signore impietosito, che si era accorto di tutta la scena, mentre l'infermiera non fa una piega. La prima frase che mi dice, in tono totalmente inacidito, è "ma lei non ce l'ha una pediatra?". E io le rispondo che certo, la pediatra ce l'ho, ed è stata lei stessa a indirizzarmi in P.S. Quando le dico che mio figlio ha un forte dolore alla nuca si spaventa e mi fa entrare in codice verde. Il pediatra di turno, a onor del vero molto cordiale e gentile - forse per controbilanciare l'astiosità del personale paramedico - non riscontra segni di meningite e dunque ci manda in visita dall'otorino, secondo il quale mio figlio avrebbe un'otite da curare con gli antibiotici. Tuttavia lo stesso pediatra di turno che ci dimette (senza effettuare alcun esame strumentale), non pare molto sicuro, e infatti mi invita a tornare in P.S. al primo segno di peggioramento. E infatti nulla risolve il forte dolore alla nuca.
Mi reco dunque nel tardo pomeriggio all'Ospedale Bambino Gesù, dove immediatamente prelevano il sangue e fanno una lastra. Risultato: polmonite estesa che ha richiesto il ricovero di dieci giorni in isolamento.
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