Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Roma
Voto medio 
 
3.0
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
2.0

Con il senno di poi…

Stavo rileggendo la recensione che avevo lasciato alla struttura mentre ero ricoverata, tutto da rifare!
Premetto che ho avuto tre ricoveri in questa struttura, quindi chi vi racconta l’esperienza è una veterana.
Durante la prima e la seconda degenza sono stata seguita dalla dottoressa Testoni, con cui mi sono trovata benissimo, avevo con lei un rapporto quotidiano in cui si faceva il punto della situazione e si organizzavano le dimissioni con un’oculata progettualità. Comprensiva, attenta e sempre professionale, tanto che rimasi molto delusa quando durante l’ultimo ricovero la sua collega Rinaldi (dalla quale ero seguita in quell’occasione) mi riferì che la Testoni, con il comune accordo di tutto lo staff, mi riteneva una causa persa.
Ma facciamo un passo indietro… Sono arrivata a Montecompatri da Frosinone dopo essere stata dimessa dal SPDC con una diagnosi di disturbo bipolare; venivo inoltre da un periodo in cui avevo abusato di alcool e sostanze. Che dire invece degli addetti ai lavori? gli infermieri sono stati davvero gentili e attenti nella maggioranza dei casi; gli OSS anche. C’erano Christian e Paolo lavoratori a dir poco instancabili, Fabiola invece era l’esempio peggiore secondo me, mi ha infastidito durante tutti i ricoveri con prese di posizione per me assurde, non ho mai capito quale fosse il motivo della sua antipatia nei miei riguardi, ma mi provocava continuamente, pretendeva che mi rifacessi il letto da sola perchè probabilmente non ne aveva voglia e nonostante lei fosse pagata per farlo e io fossi in uno stato di depressione che mi rendeva difficile anche alzarmi da quel letto, ogni volta che c’era lei, la storia era sempre la stessa!
Un altro aspetto negativo del S. Raffaele era proprio quello dell’alimentazione: ossessionati dal non farti dimagrire, incuranti del farti ingrassare… Ho messo su quasi 10 kg. nell’ultimo ricovero e li ho ancora tutti addosso.
L’aspetto più positivo invece è sicuramente quello legato alle attività di riabilitazione: i ragazzi sono formidabili, davvero! Io sono proprio negata per qualsiasi attività creativa e, nonostante ciò, mi sono confrontata con dei professionisti pazienti che mi hanno sempre inclusa tenendo conto delle mie grandi fragilità e dei miei punti di forza.
Le psicoterapeute invece per me sono bocciate, saltavano sempre gli appuntamenti e quindi non riuscivi a lavorare serenamente e quindi non riuscivo ad instaurare quel rapporto di fiducia necessario.
Non mi soffermo a ripercorrere i primi ricoveri perchè, psicoterapeute e Fabiola a parte, il fatto di essere seguita dalla dottoressa Testoni mi ha fatto vivere un’esperienza generalmente positiva.
Ma veniamo all’ultimo ricovero, il peggiore! Non so se è stata la resa della Testoni di fronte alla causa persa, o solo sfortuna, ma sono stata affidata alle cure della dottoressa Rinaldi. È stata una degenza davvero sofferta e, in un’ultima analisi, per me inutile. Conoscevo la dottoressa dai ricoveri precedenti e per lei nutrivo stima e aspettative alte; aspettative che già nei cinque minuti successivi al ricovero non solo erano crollate, ma lasciavano spazio tanta rabbia e insofferenza.
Appena sono arrivata mi ha sgridata per la condotta di abusi che mi aveva portato al ricovero, come se sgridare un paziente sia pratica ortodossa, il tutto con una certa confidenza assolutamente fuori luogo, una confidenza inappropriata che ha mantenuto durante tutta la mia permanenza nella struttura. Durante questo ricovero mi trovavo in una forte fase depressiva e non mi sono sentita curata dalla mia depressione grave!
In più di un mese di ricovero ho parlato con lei solo tre volte, ho passato il resto del tempo ad ingozzarmi ingrassando come un pachiderma e dormendo, mangiavo e tornavo a letto o mangiavo direttamente nel letto durante gli spuntini; nessuno è mai intervenuto a proposito, nè la dottoressa Rinaldi, nè i colleghi.
La Rinaldi batteva sul fattore dipendenze con un fare religioso (con un fine nobile sicuramente) ma si è fissata su quello e non sul fattore depressivo. I momenti più alti sono stati sicuramente quelli legati ai giudizi sui miei outfit. Leggings grigio, sneakers, felpa, maglietta a maniche lunghe color malva: “ti si vede tutto, sembri nuda, vatti a cambiare”. Era sempre pronta a vedere dell’istrionismo dove non c’era, ovviamente in una clinica non si va a ballare con tacchi a spillo e croptop in latex, ma siamo pur sempre nel lato fortunato e libero del mondo dove leggings e felpa sono capi comodi più che adatti da indossare durante una degenza.
Riassumendo punti a favore:
1. dottoressa Testoni (prima della resa)
2. riabilitatori
3. Daniela (troppo carina) e tutto lo staff (a parte le eccezioni negative)
4. Cibo discreto
Punti a sfavore:
1. (NON) Controllo dell’alimentazione
2. OSS con la voglia di fare di Checco Zalone
3. Approccio da parte della dottoressa Rinaldi
4. Psicoterapeute che spesso saltano gli appuntamenti con i pazienti.

Patologia trattata
Disturbo bipolare.
Esito della cura
Nessuna guarigione

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