Dettagli Recensione
Esperienza negativa
La mia è la testimonianza di figlia di un uomo di 89 anni colpito da ictus ischemico, e trasferito dall'Ospedale S. Camillo alla Casa di Cura Villa Sandra per la riabilitazione, precisamente al 3° piano- riabilitazione neurologica. Dopo il 2° giorno di degenza la fisiatra, con modi autoritari, diceva che avrebbero dimesso mio padre in quanto non collaborava, urlava e diceva anche parolacce. Prima dell'episodio mio padre era una persona serena ed autosufficiente, non è certo colpa sua se questo equilibrio è stato rotto. Dovrebbe essere compito dello specialista studiare il comportamento del paziente e capire come arrivare a lui per ottenere dei risultati. Dopo pochi giorni ci veniva comunicato dal responsabile del reparto l'intenzione di dimetterlo, eppure da un colloquio con i fisioterapisti emergeva una buona collaborazione, l’unico problema era che a volte la sera dopo la seduta era particolarmente stanco. In seguito anche la logopedista dichiarava di aver abbandonato le prestazioni a mio padre, in quanto arrivava da lei troppo stanco dopo la fisioterapia e non era in grado di fare gli esercizi. Abbiamo fatto presente al primario l’impossibilità di portarlo a casa con mia madre di 81 anni senza assistenza e con tutte le difficoltà per gestirlo.
Tutti i giorni pagavamo una persona per il pranzo e la sera ci alternavamo noi figli. Il giorno 20/03/12 mia sorella decideva di fare una sorpresa all’ora di pranzo. La sorpresa invece l’avevano fatta a noi. Mio padre era sul pianerottolo, in carrozzina, non legato, infreddolito, non cambiato, in mezzo a correnti d’aria, lasciato lì così e così sarebbe rimasto fino a sera, aspettando noi per la cena. La sua stanza era stata occupata, i suoi panni poggiati a terra nelle buste, mia sorella chiedeva spiegazioni e tutti erano sfuggenti. Quindi si chiamava il primario che comunicava di averlo dimesso, e con fare molto distaccato dichiarava: “Suo padre è contento di tornare a casa, glie l’ho chiesto”. Tutto questo senza neanche una telefonata. Qualunque paziente è contento di tornare a casa..
Si è cercato in tutti i modi di rimandare questa dimissione così precipitosa, anche con l’assistente sociale della clinica, tutto inutile. Mio padre era stremato, aveva bisogno di stendersi, era gelato, quindi coperto con la nostra giacca lo abbiamo portato a casa. Non ci hanno data neanche il tempo di chiedere le dimissioni protette. Quella stessa mattina mio padre aveva ricevuto la visita per la valutazione.
La diagnosi di dimissione è stata: “Emiparesi destra da ictus ischemico in sede cortico sottocorticale parietale posteriore sinistra – Encefalopatia multinfartuale – deterioramento cognitivo - ipertensione arteriosa – Morbo di Crohn – Ipoacusia bilaterale”. Al rientro a casa, al momento di cambiarlo ci siamo accorti che aveva le piaghe da decubito che ora stiamo curando. Questo perché, nonostante le nostre sollecitazioni, il materasso antidecubito è stato messo qualche giorno prima della dimissione ed inoltre il paziente non veniva cambiato come va fatto con un malato che ha il Crohn. Spesso, quasi sempre, cenava con il pannolone sporco e nessuno veniva a cambiarlo. Bisognava aspettare dopo il vitto, quando gli infermieri facevano il giro per cambiare i pazienti.
Questa, purtroppo, è la nostra esperienza, mi dispiace davvero molto, non avrei mai pensato di dover scrivere di una situazione così personale, credo comunque sia giusto e molto importante non fare finta di niente. Spero con tutto il cuore che nessuno debba essere sottoposto a tali trattamenti.
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