Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Roma
Voto medio 
 
4.3
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
4.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
4.0

Ricovero per Covid-19

Inquilino No 9.
Il mio dramma Covid-19.
NO. NON TE L'ASPETTI. DAVVERO NO.

Venerdì 23 ottobre dolore intestinale e dissenteria. Il 24 ottobre, dopo cena con mia moglie, brividi di febbre.
Rimango a casa con la febbre variabile, ma piuttosto alta fino a toccare 39,9 gradi. Mi sentivo resistente e con mia moglie ho provato con qualche antibiotico, ignari in parte che potesse trattarsi della bestia del secolo.
Il 28 ottobre, dopo troppissimi sbalzi di febbre, mi avvio in pronto soccorso la mattina al San Giovanni Adolorata di Roma a fare una fila infinita. Quel giorno erano scattate le prenotazioni obbligatorie per il test covid-19, ma io ero ormai sotto scacco. Andava fatta la verifica.
Inizia l'attesa, ma grazie all'intuito di mia moglie chiediamo di non fare la fila ma di poter passare a piedi in pronto soccorso urgentemente. Anche perché sentivo di continuare ad indebolirmi e pensare a quella fila d'attesa era psicologicamente pesante.
L'operatore del pronto soccorso mi ha fatto fare la fila e quindi, d'improvviso, sono rimasto isolato. Messo su un lettino di corsia, com'è ovvio, senza neanche un effetto personale poiché appreso non portavo nulla. Forse il portafoglio vuoto, dopo mesi di lavoro fermo e cassa integrazione fantasma.

Alla sera, dal tampone molecolare e Tac emerge la mia positività, dopo un'attesa in letto stretto e scomodo di corsia: "sei positivo e hai la polmonite da covid-19", dice l'infermiera responsabile. Ed il dramma prende corpo. Corpo da mostro. Sensazioni contrastanti.
Mi hanno iniettato anti coagulanti in pancia e antibiotici intramuscolari al gluteo destro - Rocefin.
Monitorati i segni vitali ogni 10 ore: livello di saturazione troppo instabile. Padiglioni affollati e infermieri nervosi. Capisco.
Siccome non arrivava la tosse, il 28 ottobre il medico decide di rimettermi presso una casa in isolamento anti-covid a Villa Primavera al nord est di Roma, dopo avermi fatto fare qualche passo all'interno dell'ospedale per vedere la mia situazione respiratoria e motoria, suppongo.
Errore. Realmente non si avverava nessun miglioramento. Il giorno 3 novembre notte io personalmente ho chiesto nella suddetta casa di recupero Villa Primavera dell'ossigeno al personale, che evidentemente non aveva però a riguardo competenze professionali (e lo dico umilmente per quel che mi riguarda) per gestire la mia reale situazione: non era nelle loro mani intraprendere una terapia adatta alla mia polmonite. La mattina seguente e dopo una notte di tosse secca e reale mancanza di respiro, hanno chiamato l'ambulanza e mi hanno portato in pronto soccorso all'ospedale Sant'Andrea. I padiglioni erano affollati . Gli infermieri erano a tutta e, nonostante l'emergenza, si battevano su ogni paziente, anche per un bicchiere d'acqua. Devo dire esemplari, per mia fortuna anche. Nonostante ciò, c'erano delle persone che stavano meno male che erano incivili con gli operatori sanitari e persino lanciavano ingiustissimamente delle cattive imprecazioni (ma il ladro giudica per la sua condizione, si dice dalle mie parti). Io dentro di me non volevo disturbare nè disperdere il minimo di energia, anche perché la tosse mi aveva ormai scottato dentro e levato tra i giorni precedenti tanta energia e ogni attimo di ossigeno era la mia stessa vita. Dovevo gestire le particole.
La stessa mattina del 4 novembre sempre lì sui padiglioni, all'ospedale Sant'Andrea, mi hanno portato in radiologia per una ulteriore Tac: signore, la sua polmonite è raddoppiata rispetto alla Tac del San Giovanni, mi dice un'infermiera. Colpo dietro colpo, i miei polmoni non sapevano più reagire in mezzo a tale "incandescenza". Pensieri strani, moglie lontana dalla mia vista, famiglia lontanissima in Colombia, mente dispersa e straziata, tosse che mi faceva saltare di dolore e le mie tempie calde.
Gli operatori sanitari del Sant'Andrea entrano in azione la mattina del giorno 4 novembre 2020. Questa stessa mattina vengo connesso fisso all'ossigeno ed inizia la mia terapia farmacologica. Monitoraggi ben precisi, per quel che ne so, pasticche e antibiotici endovenosi al bisogno. L'ossigeno mi aveva iniziato come per magia a bloccare la tosse cruda e secca.
Quei giorni persi dal 28 ottobre al 4 novembre 2020 erano stati il vero errore. Nella mia ignoranza, penso che il dottore, avendo diagnosticato una polmonite da covid-19, non avrebbe dovuto mandarmi in una casa di cura anti-covid, bensì in un posto con un minimo di assistenza professionale dove poter eseguire, nella maniera più adeguata alle circostanze di questo dramma pandemico, una terapia polmonare. Capisco che manchino delle certezze a riguardo, poiché è un nuovo fenomeno macrobiotico nella nostra evoluzione, però in quei giorni penso (unico loro ma grande errore) hanno appeso il mio respiro ancora di più ad un filo... Chi? Il destino, la vita, oppure le infinite circostanze. Perché credo che con una piccola osservazione professionale io non avrei sofferto tanto e forse la mia guarigione potrebbe essere ormai avvenuta. Ma no. Oggi 15 novembre ancora non respiro da me e dipendo dell'ossigeno, perché la bestia è ancora qui, dentro.
Non so come ho contratto il covid-19, ma suppongo che per la linea temporale io abbia contagiato anche a mia moglie. Ho però la coscienza pulita, perché so di essere sempre stato responsabile durante ormai un anno di pandemia.
A chi ha preso le redini di questo mostro che è entrato in me, cioè all'ospedale Sant'Andrea di Roma ed ogni suo singolo operatore fino a chi prende le decisioni pratiche, tecniche e scientifiche, ormai devo un siderale grazie, sperando di farlo anche a pieni polmoni. Ma comunque almeno già un grazie meritato.

Qui dove mi trovo in questo momento, al quinto piano est del Sant'Andrea, dopo 2 giorni in un letto duro e stretto di corsia nel padiglione Urgenze, l'istinto ha predisposto una struttura che sarebbe prevista per la Chirurgia... e l'ha adattata alla sistemazione di emergenza covid-19 in cui io sono stato l'inquilino numero 9, e fino questo momento fra i primi ad usufruire di questo bene e ora inizio piano piano a respirare.

Buona guarigione a tutti quelli che fanno questa battaglia. Io sono ancora qui all'ospedale Sant'Andrea.
PS. Ho scritto guarigione parziale poiché la terapia è in atto ancora ma gli effetti molto positivi e chiari.
Alfredo R. Montana.
Roma 11- 16 -2020 .
Ore 23:58.

Patologia trattata
POLMONITE DA COVID-19.
Esito della cura
Guarigione parziale

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