Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Roma
Voto medio 
 
1.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
1.0

Lungodegenza e Covid-19

Mia madre è stata ricoverata all’inizio di marzo al San Raffaele di Rocca di Papa in lungodegenza. Lì è stata contagiata di COVID-19. È risultata positiva al tampone, effettuato il 9 aprile 2020 a seguito della nostra richiesta di dimissione effettuata dopo aver appreso dalla stampa dei contagi, non dal personale medico. Il livello di informazione da parte dello staff del San Raffaele è stato sempre pessimo. Non rispondono mai al telefono e io, quando sono finalmente riuscita a parlare con il primario, mi ha praticamente attaccato il telefono in faccia dicendo che non aveva tempo. Mia madre è sempre rimasta asintomatica, ma è costretta a letto in una stanza con altre due pazienti positive. Ormai da 20 giorni non la fanno neanche più alzare, pur essendo lei stata ricoverata lì per una riabilitazione motoria. Viene tenuta a letto tutto il giorno, senza neanche essere messa un po’ in carrozzella per pranzare. Ieri sono riuscita a parlarle brevemente perché il suo cellulare ha preso la linea per pochi minuti. Infatti bisogna anche considerare che nella clinica non c’è campo e i pazienti sono totalmente isolati. Mi ha detto che è sempre bloccata a letto, la biancheria è sporca e non viene sostituita e neanche consentono ai parenti di recapitargliela pulita da fuori. Vede solo qualche infermiera che lascia il pranzo sul comodino e va via. Il medico responsabile non lo ha mai visto. L’ultimo tampone risale a due settimane fa ma, si rifiutano di ripeterlo fino al 29 aprile. Mia madre è sempre rimasta asintomatica, quindi potrebbe già essere negativa e poter tornare a casa sua. Nessuno però le fa il nuovo tampone e il primario si rifiuta di parlare con noi parenti.

Patologia trattata
Lungodegenza a seguito di frattura femore. Ora COVID-19.
Esito della cura
Nessuna guarigione

Commenti

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Inviato da Jean Bigi
02 Febbraio, 2021
Spero per sua madre che ora si sia ripresa e stia a casa.
Esperienza negativa anche per me. Trasportato il 16 febbraio 2020 dall'ospedale di Colleferro per insufficienza cardiaca e BPCO, sono uscito volontariamente il 13 marzo perché di punto in bianco mi volevano trasferire, dalla camera singola, in un camerone. Già da giorni non facevano più entrare i parenti e l'assistenza era pressoché assente, eccetto un infermiere che era più comprensivo degli altri e che mi ha aiutato sommariamente a raccogliere tutti i miei effetti accumulatisi durante quel mese di degenza, ma lasciando nella stanza il mio tesserino di portatore di pacemaker, perchè non hanno fatto entrare mia moglie per raccogliere tutto. Sono stato fortunato ad andarmene appena in tempo prima che scoppiasse la bomba epidemia e il cordone delle forze dell'ordine intorno all'ospedale. Mia moglie da allora mi sta curando a casa come può, perchè con questa epidemia nessuno viene a casa, ma è sicuro che andare adesso in pronto soccorso significherebbe essere parcheggiati nei corridoi su una lettiga in attesa che venga il carro funebre...
Auguri Signora Gabriella
Ps: è mia moglie che scrive.
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