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ACCETTAZIONE: che bella parola (e niente più!)
Premessa: è da leggere l'opinione dell'utente Gelsomina, che al medesimo reparto (ACCETTAZIONE) di questo nosocomio, il 15/05/2019 rifila, oltre a un giustissimo reclamo, anche un voto complessivo di 1,8.
Bene, a distanza di neppure un anno, confermo in pieno quanto scritto dalla signora, lo sottoscrivo, e se non dò 0 è perché purtroppo si parte per forza da 1. Ma neppure di quello è degno il reparto accettazione (la stessa parola è poco calzante, andrebbe meglio "Rifiuto e repulsione").
Il 28 febbraio alle ore 15.00, a seguito di accordi telefonici con una UOC, mi reco, accompagnata da mio marito, presso il nosocomio per visita specialistica e effettuazione, a seguire, di prelievo.
Il medico, alle ore 15.30, che mi ha visitato e prescritto tale test, nel consegnarmi la prescrizione mi dice di andare subito al piano -1 presso la sala prelievi per effettuare subito il prelievo.
Lì giunta, sorpresa! Un'addetta della sala prelievi mi informa che non salto un bel niente: c'è bisogno di apporre alla ricetta medica una "marchetta" o "targhetta" o "pecetta" o va a sapere quale fantasiosa applicazione di invenzione del sedicente nosocomio. Per apporla occorre prendere un "numeretto" (sempre secondo l'immaginifica terminologia del nosocomio (presumo si riferisca all'eliminacode) presso il totem di erogazione automatizzato, e poi passare agli sportelli.
Presso la colonnina erogatrice, mentre con mio marito ci accingiamo a individuare la scelta corretta, una signora seduta su una panca a lato, che sta terminando di consumare un presumibile spuntino pomeridiano, ci chiede cosa dobbiamo fare. Resici conto (con un certo stupore: passi che un utente affranto si ristori coram populo con panino e bibita, ma un impiegato!) che si tratta di un'addetta interna per via del cartellino appeso al collo, con nome non visibile, le mostriamo la prescrizione. L'addetta (?) mi fa presente che dobbiamo recarci al piano 0, e non al -1. A mia volta obietto che il medico mi ha a limpidamente indicato l'accettazione del -1. Con veemente insistenza, la signora si fa consegnare la prescrizione, dicendo che chiederà allo sportello. Dopo un po' torna, ribadendo che devo proprio andare agli sportelli ubicati al piano 0. Pertanto, data tanta sicumera, facciamo le scale, andiamo al piano 0, prendiamo il (secondo della giornata) "numeretto" dalla colonnina erogatrice lì collocata, aspettiamo il turno, veniamo chiamati allo sportello 1. Lì, un'altra impiegata con cartellino al collo e nome invisibile (forse è una moda, presso il sedicente nosocomio, che gli amministrativi rigirino il tesserino di riconoscimento) ci dice che dobbiamo tornare al piano -1, loro non sono competenti. Alle mie decise rimostranze, dopo un paio di telefonate in tono concitato (presumo con i suoi colleghi dell'accettazione (?) al -1, la signora suggerisce di andare a parlare presso il loro ultimo sportello. Ci andiamo, attendiamo il turno, e lì ben due impiegati, un uomo e una donna (sempre con cartellino rovesciato ecc ecc), dopo il rituale paio di telefonate concitate ai colleghi dell'accettazione (?) del piano -1, confermano che al -1 ci dobbiamo per forza tornare; ma, bontà loro, ai fini di una pronta soluzione dell'errore fanno un'ulteriore telefonata ad altra collega, dicendole "Ma che, forZe stai 'mpicciata?" (testuale), e poi mi informano che allo sportello 12 del -1 l'impiegata è stata già avvertita della questione. Rifacciamo per l'ennesima volta le scale, che a questo punto sembrano trasformarsi in gironi danteschi; e siamo per l'ennesima volta davanti all'ennesimo sportello. Appena liberatasi la postazione, ci avviciniamo e porgiamo la prescrizione all'addetta, comunicandole che sono la sventurata utente rimpallata, senza alcuna (mia) colpa, dal -1 allo 0, dallo 0 al -1, passando per ben 4 sportelli, a cui si riferiva la collega del piano 0 con la quale l'addetta (?) allo sportello 12 ha appena parlato. Tale addetta (?), con fare rude ed arrogante, mi catechizza sull'obbligo di prendere l'ennesimo "numeretto" (cosa che peraltro i suoi colleghi del piano 0 si erano ben guardati dal dirci) perché lei non può farci niente di fronte ai disservizi dei colleghi, con i quali peraltro aveva appena conferito per telefono proprio di me, e che sembravano così certi di aver risolto il problema da tutti loro arrecatomi!
Esasperata per questo modo di comportarsi con gli utenti, peraltro nella fattispecie gravemente disabili, dunque con titolo a ben altro trattamento, chiedo a voce molto forte e molto chiara di parlare con un responsabile del settore. A questo punto, come nelle commedie greche, o napoletane, si avvicina l'addetta consumatrice di spuntini, che aveva dato avvio alla faccenda, indirizzandoci erroneamente all'accettazione (?) del piano 0: tale addetta ammette che c'era stato uno sbaglio, e che in effetti lo sportello giusto era quello 12. Fa comunque presente che nel frattempo i biglietti di prenotazione si sono esauriti, e quindi devo aspettare il soddisfacimento (?) di tutta le persone già in fila (non meno di cinque o sei). Intanto sono ormai le ore 17,00 e mi viene riferito che non vengono più effettuati prelievi. Perciò non posso far altro che desistere.
In tutto questo, il responsabile del reparto accettazione (?) non si è visto nemmeno in cartolina; in compenso, una torma di altri utenti hanno cominciato a sbranarsi fra di loro per responsabilità, mancanze e disguidi commesse sempre dal sedicente nosocomio ("Tocca a me! Mi hanno sbagliato i codici!"; "No, tocca a me, aspetto da 8 ore!"; "No, tocca a me, mi stanno rimbalzando come una pallina da tennis" - sapesse noi, signora mia, pensavo io), invece che far fronte comune e unirsi per un giustificatissimo esposto contro il sedicente nosocomio.
Ciliegina sulla torta: l'intervento di un addetto alla sicurezza che, attirato dalle urla, cerca di mettere ordine con umanità nella confusione generale, telefonando per esempio lui stesso per far rettificare il codice sbagliato ad un altro utente; quanto a me, il vigilante chiede bonariamente ma invano di applicare sulla mia ricetta la famosa marchetta/targhetta/pecetta o che so io all'addetta (?) dello sportello 12 (altro personaggio quasi teatrale, la maschera della Scortesia Arrogante del Potere Spicciolo sull'Utenza la quale, per inciso e guarda un po', le assicura il pane con la sua stessa esistenza).
In soldoni: rimpallo da un'accettazione (?) all'altra; una caterva di "numeretti" nessuno dei quali utile (quando mi sarebbe servito davvero, erano esauriti); nessun prelievo; una giornata persa; rabbia e frustrazione immense: tutto dovuto a errori del sedicente nosocomio, scaricati totalmente sulle mie spalle.
La beffa ancora prima del danno, insomma.
Io del S.Andrea non voglio sentire parlare mai più, ma certo non dimentico. Spero che i responsabili, anzi i colpevoli, perché qui si è a contatto col dolore, la sofferenza e la paura di una classe particolare di utenti, e la mancanza assoluta di empatia, oltre che di professionalità, è una colpa - dicevo, spero che i colpevoli e responsabili trovino una meritatissima sanzione.
Ah, dimenticavo: all'ospedale Israelitico ci sono file dedicate per i disabili, con chiara segnalazione e istruzioni: il sedicente nosocomio forse potrebbe prendere esempio perlomeno da questo?
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