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Intervento al femore
Difficile dire da cosa cominciare-
Mia madre di 95 anni non poteva essere assistita, neanche la notte dell'intervento, perchè non ha legge 104 e noi potevamo vederla solo dalle 16.00 alle 16.45.
La aiutava a volte la figlia della malata della stanza accanto (non nella stessa stanza, ma stanza accanto ripeto) che l'ultimo giorno di degenza le ha anche dato da mangiare in quanto il personale è arrivato molto tempo dopo (il cibo sarebbe stato già freddo).
La disorganizzazione nel reparto Ortopedia regna sovrana. Non capisci con chi parli in quanto i colori delle divise non sono precisati e le etichette sulle divise stesse non le hanno tutti.
Non si sa a che ora si può parlare con medici perchè sulla porta non c'è scritto nulla. Anche gli infermieri non ne sono secondo me a conoscenza, perchè il giorno che sono andata alle 13.00 (su indicazione di un medico) mi hanno detto che avevo capito male ed era alle 16.00. A quell'orario io sono tornata e sono riuscita a parlare col medico, ma dieci minuti dopo ho visto e sentito un addetto (che non son riuscita ad identificare - medico? infermiere?) urlare ad un visitatore che l'orario dei colloqui era alle 13.00 (mettere un cartello all'ingresso potrebbe servire...).
Il giorno delle dimissioni di mia madre arrivo e busso per portarle un abito per uscire e svuotare l'armadietto e un addetto (?) mi dice di darlo a lui che avrebbero provveduto a tutto loro. Dopo circa tre ore di attesa scopriamo che dovevamo avvisare di essere pronti per portare via mia madre, mentre noi aspettavamo che dicessero loro visto che io avevo già detto di essere lì.
Quando finalmente entro da mia madre, l'abito che avevo portato era accanto a lei e l'ho vestita io, contrariamente a quanto mi aveva detto il tizio alla porta.
Ultima cosa, per me, inconcepibile, è che dovevo decidere io se lasciare o togliere il catetere (in base a quali informazioni?).
Unica nota positiva, la competenza medica (intervento riuscito) e la gentilezza di alcuni infermieri. Nell'insieme la paziente riferisce di essersi sentita abbandonata.
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