Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Napoli
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Progetto Rinascere

Do una stella al progetto "Rinascere" della Dott.ssa Pagano perché purtroppo non potrei dare di meno.
Dovevo essere ricoverata per due mesi ma mi sono ritrovata costretta ad interrompere il percorso dopo 21 giorni per salvaguardare la mia salute mentale e fisica, aggravatasi incredibilmente nel periodo di degenza presso la struttura che fortunatamente è stato breve. Se fossi rimasta due mesi probabilmente sarei impazzita e non sarei più riuscita ad uscire da un disturbo alimentare che comunque in struttura non viene curato e anzi, a tratti neanche si conosce.
Il progetto viene fortemente pubblicizzato promettendo risultati fisici ma soprattutto psicologici. Niente di più falso.
Innanzitutto parto dalla problematica fisica primaria: l’obesità. Per quanto ci sia un regime alimentare severo e un’attività costante di palestra (affiancata da terapisti) il dimagrimento viene fin troppo spesso legato all’assunzione del Munjaro, un farmaco che crea nausea ed elimina il senso di fame, una scelta pessima se si considera che si ignorano le cause dell’obesità e si rendono le persone schiave di un farmaco il cui effetto finisce dopo la fine della somministrazione, senza considerare gli effetti collaterali che si manifestano che portano a stare male per ore, e talvolta per giorni, dopo la somministrazione. Passiamo a quella che secondo me è la parte più grave: il percorso psicologico. Parto proprio dal Munjaro che viene somministrato anche a pazienti affetti da binge eating disorder, un placebo che rende le persone affette da dca schiave di un farmaco che promette di far passare la fame ma che non aiuta a livello psicologico e che anzi sposta la dipendenza dal cibo al farmaco. Ma d’altronde non puoi capire che una cosa è dannosa per un DCA se tu il DCA non lo conosci. Ed è il caso del progetto Rinascere.
La maggior parte delle persone che sceglie di seguire questo percorso lo fa per comprendere le basi del proprio disturbo alimentare e imparare a gestirlo. Tuttavia, il percorso psicologico è molto scarso, se non inutile o addirittura dannoso. Se si è fortunati, e vorrei sottolineare la parola fortunati, si riesce ad ottenere un colloquio con uno specialista di circa 30-40 minuti a settimana. Molti pazienti non sono così fortunati, e si ritrovano a dover fare affidamento a quei due o tre laboratori di gruppo a settimana che peggiorano lo stato psicologico delle persone parlando di tutto tranne di disturbi alimentari.
Le dinamiche nel reparto sono inaccettabili. I pazienti escono liberamente dalla struttura, e liberamente lasciano entrare alcolici e cibo, con la complicità di tutto lo staff, compreso di psicologi che fanno finta di non guardare, e in alcuni casi medicinali.
Ho assistito a diversi litigi, alcuni sufficientemente gravi, avvenuti nelle stanze, senza alcun intervento da parte degli infermieri o medici presenti e, quando segnalati a chi di competenza veniva spostata l’attenzione su altri problemi. Persone che registravano conversazioni o che facevano video a persone senza autorizzazione e comunque godevano del supporto dello staff medico (anche qui psicologi compresi) che mai hanno preso provvedimenti ma al contrario, quando venivano segnalate queste dinamiche ne prendevano le difese. Difendere sempre chi in torto e mai la parte lesa, davvero un bel vanto per una struttura che pretende di essere la migliore in Europa (e che non lo sarà neanche tra un milione di anni). Io personalmente mi sono ritrovata, mentre ero in un periodo molto delicato della mia vita (e per questo ricoverata), in una situazione estremamente stressante, che altro non ha fatto che peggiorare la mia situazione. Parlarne con chi gestisce, compreso il direttore sanitario, si è rivelato completamente inutile, anzi, utile a peggiorare la situazione. Il medico responsabile della gestione del reparto quasi come per "ripicca" ha deciso di mettermi in una situazione ben peggiore quando ho deciso, dopo diversi giorni di maltrattamenti (purtroppo anche da parte degli infermieri del reparto), di chiedere di cambiare camera per cercare un po' più di tranquillità, mostrando ancora una volta una maturità ed una professionalità inesistente. In 21 giorni ho assistito ad una fortissima incompetenza e negligenza.
Inoltre gli infermieri sono abbastanza "distratti", sbagliando i dosaggi dei farmaci e "dimenticando" di avvertire i pazienti che i medicinali stanno per finire, costringendoli ad interrompere bruscamente una terapia farmacologia.
Sono uscita dalla clinica con una sintomatologia più marcata di come ci sono entrata, e ad oggi ho cominciato un percorso diverso con personale più competente.
Se soffrite di DCA (disturbo del comportamento alimentare), scegliete un'altra clinica (ce ne sono tante, e sicuramente più professionali). Questa presenta un'equipe che non è all'altezza di gestire un problema così delicato.

Patologia trattata
DCA (disturbo del comportamento alimentare)
Esito della cura
Nessuna guarigione

Commenti

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Inviato da Gabriella Masullo
15 Gennaio, 2025
Per non ripetermi trovo l'analisi della signora Antonella Esposito veritiera e ben descritta in ogni parte . L'unica cosa che mi sento di dire è una nota positiva alla caposala del progetto Rinascere che era sempre molto gentile . Per il resto è tutto giusto , ci tengo solo ad aggiungere che la nota assolutamente NEGATIVA , per quello che ho potuto vivere e vedere in prima persona , e' stata la psicologa (sicuramente non all'altezza ) . Negativa anche La dottoressa Pagano che dopo essersi accertata che inizi , non si vede mai più , chiesi più volte di parlare con lei ma non fu mai possibile. Prima di andar via , dopo un'attesa di più di un'ora , esposi i fatti sl dirigente sanitario ( dott Avella ) che si limitò ad ascoltarmi senza fare nulla di concreto . Io mi sento di dire che NON è il posto da vivere per poter dimagrire e stare bene psicologicamente. Anche qui mi trovo d'accordo con la signora Antonella Esposito che si esce provati o anche danneggiati .
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