Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Milano
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Reparto Medicina 1

La paziente è stata ricoverata presso il reparto medicina 1 il 04.09.12 alle ore 22.00.
Sono stata chiamata dall'infermiere il giorno 06.09.12, alle ore 10.30, per chiedermi di presenziare al colloquio con il medico di turno, che mi ha comunicato che mia madre non prendeva le medicine vitali. Ho risposto che lo sapevo, motivo per cui mi ero attivata per ricoverarla; il medico comunica che le avrebbero fatto la gastroscopia, mentre mia madre sosteneva di averla fatto lo stesso giorno (06.09.12), e di tornare il giorno dopo per parlare con la collega.
Ho notato che vi sono troppe persone all'interno del reparto che si avvicinano per farsi pagare la notte, ma il personale cosa sta a fare???
Ieri, al colloquio delle 12.30 con il medico di turno, si è dimostrata gran poca considerazione dell'ammalata (ammettendo pure che sia un soggetto particolare) ed io ho richiesto la visita dal neurologo, in quanto il vomito non è cessato e il risultato della gastroscopia è stato nullo. Ma mi è stato risposto che la visita dal neurologo non serve, senza proporre un'altra idea o soluzione per capire la causa di questo vomito, e mi hanno addirittura detto che dimetteranno la paziente senza soluzione.

Patologia trattata
Donna anziana allettata e con morbo di parkinson, arrivata dal pronto soccorso del San Carlo con referto del nefrologo e vomito dal 08.08.2012.

Commenti

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Inviato da Oliver
12 Luglio, 2015
Sarebbe stato importante conoscere il risultato del nefrologo e delle eventuali analisi (sangue, urine, ecografie eventualmente effettuate).

Sarebbe stato utile conoscere anche l'età del paziente e da quanto soffre di parkinson, da quanto lo cura, con che farmaci, e da quanto soffre di vomito e con che frequenza.

E' probabile si tratti di un'insufficienza renale (potrebbe trattarsi anche solo di un calcolo che blocca l'uretere, operabile in endoscopia con un intervento di mezz'ora col laser, ma potrebbe essere anche altra patologia sempre di interessamento renale, quindi competenza dell'urologo, meglio ancora se del nefrologo), visto che la gastroscopia non ha trovato nulla. Il vomito si accompagna spesso a problemi renali.
Pertanto andava verificata al più presto (peccato si tratti di una richiesta del 2012 e non vi sia stato commento fino a oggi, 2015...) la funzionalità renale (soprattutto la clearance della creatinina nelle 24 ore) e andava contestualmente effettuata una ecografia addome completo con particolare focus sulle vie urinarie (reni, ureteri, vescica, uretra), alla ricerca di calcoli occlusivi (ed eventualmente grado di idronefosi + situazione del parenchima renale).
Spero solo che le verifiche sopra citate siano state condotte entro pochi giorni, pena la perdita della funzionalità del/dei rene/i interessato/i dalla problematica.

Da notare comunque che anche i farmaci per curare il parkinson possono causare vomito intermittente, della durata di mesi... A volte bisogna accettare il fatto di non poter assumere i farmaci anti parkinson se il vomito continua.

Se la paziente non vuole assumere farmaci o seguire terapie, è suo diritto farlo. Non è permesso l'accanimento terapeutico. Nemmeno se lo si fa ricoverare in ospedale.
La paziente va convinta, per il suo bene. Se però non si riesce e lei non vuole, non c'è nulla da fare. A meno che non sia affetta da demenza (senile) e allora serve un amministratore di sostegno o un tutore per stabilire se e quali terapie ed esami (la gastroscopia, per quanto utile e necessaria in certi casi, è invasiva e non esente da rischi).

Ho accennato alla demenza senile in quanto mi sembra plausibile la paziente ne sia affetta dato il comportamento narrato: non solo non vuole assumere i famaci vitali (!) ma addirittura "il medico comunica che le avrebbero fatto la gastroscopia, mentre mia madre sosteneva di averla fatto lo stesso giorno".

Risolto il problema del vomito (renale? farmaco anti-parkinson?) farei valutare la paziente da un fisiatra che stabilirà l'utilità di una visita presso un centro U.V.A. (Unità Valutazione Alzheimer, dove sarà visitata da un neurologo). Il neurologo, potrà, in funzione del grado di demenza senile, suggerire di richiedere (al medico curante A-S.L.) una visita presso la commissione medica per punteggio di invalidità civile (soprattutto in base agli esami cognitivi e il punteggio M.M.S.E. ufficiale che rilascerà il centro U.V.A.).

Desidero comunque specificare, a scanso di equivoci, che non possiedo alcuna competenza medica, ma quello sopra esposto è stato quanto ho avuto modo di capire negli ultimi 10 anni seguendo la salute di quattro miei familiari (madre, padre e due zie e uno zio).
Dato che non è detto che quanto va bene a un paziente in un caso, vada bene necessariamente a un altro paziente, anche quando i casi sembrano simili agli occhi dei non addetti ai lavori, suggerisco comunque di sentire il proprio medico ASL con gli argomenti da me citati, chiedendogli consiglio: "suggerire" sotto forma di domanda non ha mai offeso nessuno. Soprattutto se si tratta di una persona intelligente.
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