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Reparto clinica ortopedica
Mia madre di 80 anni è caduta martedì 2 febbraio ed è stata portata al pronto soccorso dell'ospedale Pini dove, dopo aver eseguito la radiografia, le è stata diagnosticata la frattura della testa del femore, con successivo ricovero. In questo periodo epidemico le hanno fatto il tampone e l'hanno collocata in Astanteria in attesa dell'esito, che è risultato negativo. Come antidolorifico le hanno dato il paracetamolo, che non le ha lenito per nulla i dolori ed è stata sveglia e dolorante tutta la notte. Il giorno seguente è stata ricoverata in Ortopedia e preparata per l'operazione che, come tutti sanno, va fatta tempestivamente per avere una buona ripresa. Non potendo andare di persona per avere informazioni, dato il periodo che stiamo vivendo, un medico molto gentile, dott. Laverde, mi ha chiamato per spiegarmi la situazione e il tipo di intervento che lei a breve avrebbe dovuto subire, dicendomi che le avrebbero messo un chiodo, cioè una placca in metallo in grado di unire la testa al resto del femore. Io ho chiesto di darle un antidolorifico diverso dal paracetamolo, perchè non aveva avuto alcun effetto calmante. Il giorno seguente a mia madre, sotto antibiotico perchè nel frattempo le era salita la febbre a 38,50, hanno comunicato che sarebbe stata la quarta in lista per l'operazione. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo perchè giovedì a mezzogiorno sarebbero passate 48 ore dalla frattura, che generalmente è il limite consigliato per un intervento del genere. Peccato che, a causa di urgenze non meglio definite, l'operazione è stata rimandata al giorno seguente, cioè oggi, venerdì. A mia madre è stato detto che nonostante lei fosse la quarta in lista il giovedì, non sarebbe stata operata il mattino del venerdì, ma alle 14,00. Oggi, uscita dal lavoro, alle 14.30 ho saputo che non era stata ancora chiamata in sala operatoria e allora ho telefonato in reparto chiedendo del dottore di turno, il quale si è prodigato di spiegarmi che la volontà dell'operazione da parte loro c'era, ma per problemi organizzativi e per valutazione dei parametri vitali dei paziente stilavano una graduatoria in cui mia madre, chissà perchè, da quarta in lista il giovedì, anzichè passare come prima il giorno dopo, era in fondo la lista. Chieste spiegazioni sulle priorità, mi è stato detto che la protesi che dovevano mettere a mia madre la metteva come meno urgente in classifica. Spiegato al dottore che a mia madre non dovevano metter la protesi ma il chiodo, il dottore imbarazzato mi ha risposto che forse aveva sbagliato a prendere appunti e ha controllato sulla cartella e ha corretto l'appunto. Ho spiegato che, per quanto riguardava i parametri vitali di mia madre, potevo documentare che avendo subìto due operazioni di protesi alle spalle per grave artrosi e avendo ernie e protrusioni cervicali che compromettono i nervi paralizzandole il braccio, la permanenza a letto così prolungata sarebbe stata deleteria. Il medico mi ha congedando dicendomi che non poteva promettermi nulla, ma che era positivo (che in questo periodo non è poi tanto bello) e che la volontà di operarla loro l'avevano. Peccato che ora siano quasi le 18.00 e mia madre è ancora abbandonata a letto in attesa di questo fatidico intervento. Intanto sono passate 78 ore...
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