Dettagli Recensione
Umanizzazione dell'assistenza
Domenica 15 Settembre ho vissuto nel reparto C0 STANZA 10, una giornata terribile.
Mio papà, Aglieri Ignazio, ricoverato da circa 15 giorni, nella giornata di domenica si è spento.
La dottoressa che lo seguiva naturalmente aveva segnalato a noi figli la gravità della sua salute, quindi eravamo preparati che da un momento all'altro poteva spegnersi.
Si decide assieme alla dottoressa di fargli fare una morte indolore, quindi con utilizzo di morfina.
La notte del venerdì mi fermo io in stanza ad assisterlo di notte, nella giornata di Sabato invece si ferma per la notte mio fratello.
Domenica mattina, attorno le ore 8.30, vengo a dare il cambio a mio fratello, che mi racconta che la notte è stata un po' sofferente per mio papà.
Aveva fatto presente agli infermieri se potevano aiutarlo con qualcosa per evitare sofferenze (la risposta degli infermieri: tra 5 minuti arriviamo) Si aspetta il loro arrivo... trascorrono intanto le ore ma nulla... zero presenza del personale.
Una volta dato il cambio a mio fratello, mi accorgo guardando mio papà che aveva un viso molto sofferente, anche perché si lamentava.
Faccio la stessa cosa che aveva fatto mio fratello, vado a chiedere agli infermieri se potevano aiutarlo facendo qualcosa (morfina); la loro risposta sempre la stessa (adesso arriviamo); mai visti.
Attorno le 9.00 entrano in camera gli infermieri per sistemare i pazienti, invitando i parenti ad uscire. Appena terminano, ci danno il permesso di rientrare - parlo al plurale perché in camera c'erano altri accompagnatori del paziente a fianco di mio papà.
Appena rientro mi accorgo subito che mio papà era stato adagiato sul letto messo tutto di fianco, ma non si erano accorti che la testa era adagiata sulla sbarra di ferro del letto.
Esco subito e li richiamo, intervengono subito.
Passano ancora le ore e mio papà lo vedo sempre più sofferente.
Ribadisco la cosa agli infermieri, mi becco nuovamente stessa risposta: 5 minuti e arriviamo.
Ore 14.43, mio papà inizia con una forte crisi respiratoria (scioccante per me vedere quella sofferenza), esco subito urlando, chiedo assistenza agli infermieri per ciò che stava succedendo.
Nota la mia disperazione una dottoressa che si trovava in reparto, faccio presente il paziente e il numero di camera (mi becco da lei delle urla dicendomi che non era un suo paziente e che comunque sapevamo le sue condizioni) entra due secondi per vedere ed esce subito. Chiedo aiuto, per capire se può fare qualcosa, mi becco sempre rimproveri. Chiedo che cosa gli stia succedendo, mi dice che sta spirando.
Disperazione totale.
Rientro subito in camera, vedo mio papà pallido, freddo e mi accorgo che è morto.
Mi aspettavo sinceramente che da un momento all'altro arrivasse qualche infermiera, zero invece.
Mio papá morto, messo tutto rannicchiato di fianco, brutto effetto visivo.
Io, assieme ai parenti del paziente accanto, eravamo increduli per tutto ciò che era successo.
Mio papà per la crisi respiratoria aveva vomitato un po' di liquidi, vederlo tutto sporco mi dispiaceva, così ho atteso ancora qualche minuto per vedere se arrivano infermieri a sistemarlo. Attesa invano.
Decido con grande onore di pensarci io stesso.
Nel frattempo arrivano i miei parenti, non era un bello spettacolo da vedere, mio papà messo di lato, rannicchiato, morto da due ore.
Zero presenza personale.
Attorno le 17.00, mentre eravamo tutti lì, finalmente entra una infermiera, invitandoci ad uscire perché doveva fare morfina a mio papà.
Increduli le abbiamo risposto che mio papà era morto da due ore quindi la morfina potevano evitare di farla adesso.
Tanta rabbia...
La dottoressa che era di passaggio mi piacerebbe potermi confrontare con lei, soprattutto per insegnarle l'educazione.
Gli infermieri erano stati avvisati di mio papà , anche perché le mie urla di disperazione erano abbastanza forti.
Commenti
Credo che la morte e la malattia grave meritino dignità e rispetto e mi fa arrabbiare sapere che in un ospedale accadano queste cose, con un parente accanto; mi terrorizza immaginare cosa potrebbe accadere a me o a un mio caro se, disgraziatamente, ci trovassimo in un letto d’ospedale, infermi, senza parenti a “difenderci”.
Anche se dev’essere doloroso farlo, ti invito, per il bene di chi potrebbe trovarsi in futuro al posto del tuo papà, a contattare sia la Regione che la Direzione Sanitaria e descrivere nel dettaglio a loro cosa ti è accaduto.
Una bella lettera aperta, alla stampa, sono episodi da denunciare. Anche per il bene di altri pazienti.
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