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Ricovero in Ortopedia al tempo del Covid-19
In piena emergenza a causa della pandemia, abbiamo ricoverato mia madre ottantenne per una frattura di femore facendo accesso per pronto soccorso, a cui ha seguito ricovero in ortopedia per intervento di endoprotesi eseguito dal dott. Gianfreda, che ringraziamo per la professionalità e la competenza. Gli siamo grati per l'attenzione con cui ha saputo gestire anche i rapporti con noi familiari, che mai abbiamo avuto la possibilità di vedere la paziente, viste le regole molto stringenti che vigevano e vigono nel reparto di ortopedia.
Con rammarico però voglio portare all'attenzione il modo di comunicare della caposala del reparto sul percorso per le dimissioni e sul trasferimento della paziente in altra struttura per il percorso riabilitativo: personalmente l'ho trovata frettolosa nelle comunicazioni, non esaustiva per le informazioni che doveva fornirci per il trasferimento cambiando giorno dalla sera per la mattina, non sapendo fornire orari per il trasferimento, e soprattutto il modo in cui la paziente veniva portata fuori dal reparto, dove a un solo foglio fotocopiato di dimissioni (chiesto più volte ad una delle infermiere) non ha fatto seguito alcuna informazione su come mai la paziente fosse con l'ossigeno o quali fossero le condizione al momento delle dimissioni della stessa, visto che solo 4 giorni prima era stata riportata dalla rianimazione in reparto (in tre giorni siamo rimasti appesi tra una primissima diagnosi-ipotesi di ischemia cerebrale, scongiurata il giorno dopo al risveglio della paziente, poi ad uno scompenso cardiaco o acidosi respiratoria). Forse una parola ai familiari andava detta, ma abbiamo ben capito il momento difficile e abbiamo rispettato le regole e accettato di non avere interlocutori in quel momento... Però questo non toglie che l'umanità per alcuni è solo un soprabito, che in tempo di covid-19 è venuto a mancare del tutto, dove la papabile paura che avvolge un poco tutti ha portato a far vacillare le fondamenta di quelli che sono i rapporti di gestione umana tra sanitari e familiari dei ricoverati. Comprendiamo la paura di chi lavora in un momento così particolare, ma la stessa paura la viviamo anche noi utenti quando facciamo accesso agli ambienti ospedalieri, paura per noi stessi e per i nostri cari ricoverati a cui non possiamo portare la nostra presenza, e che nella loro fragilità sono ancora più vulnerabili perché vivono l'esperienza del ricovero con la sensazione di essere stati abbandonati dalla famiglia.
Complimenti per la gestione degli ingressi al plesso, moderata eccellentemente dalle guardie giurate, sempre disponibili e garbate nel fornire informazioni e nel far rispettare le regole.
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