Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Latina
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Pronto Soccorso

Ho 50 anni e sono arrivata in Pronto Soccorso per problema neurologico acuto: afasia ed emivolto addormentato e braccio controlaterale che formicolava.
Affetta da patologia cronica grave sistemica con coinvolgimento neurologico, il giorno 3 maggio 2017 venivo sottovalutata e sottostimata come problema medico dalla dottoressa di turno alla stanza 1 codici gialli, che rifiutava di dirmi il suo nome quando mi sono lamentata della sgarbatezza ed arroganza con cui trattava noi pazienti. Minacciavo di chiamare 112 e la stessa mi diceva che mi avrebbe fatto fare consulenza psichiatrica se li chiamavo. Ho chiamato carabinieri, fatto la consulenza da cui è venuto fuori che non avevo nulla di psichiatrico. La dottoressa chiamava allora la neurologa, che mi prescriveva la terapia di cortisone in flebo e mi regrediva la sintomatologia. Mi consigliava di fare in tempi brevi una RMN cerebrale, che i tempi in ospedale da loro non li sapeva e che se volevo sarei potuta rimanere ricoverata fino alla Rmn. In PS mi dicevano che per mancanza posti letto sarei rimasta in barella al pronto soccorso. Andata al gabinetto, non trovavo poi più il mio letto, loro si giustificavano che non mi avevano più trovata (il tempo di fare pipi' per una persona con problemi neurologici!) e se volevo mi potevo sedere su uno sgabello accanto alla dottoressa, alla scrivania. Dicevo che ero stanca e non ce la facevo, loro si innervosivano che non avevano barelle.. Assumo terapia salvavita (immunosoppressore ad alte dosi) e la stessa dottoressa diceva che, poichè non avevo la prescrizione con me, lei non poteva somministrarmela. Quindi chiamavo immediatamente sul cellulare il mio medico curante, ma la stessa si rifiutava di parlarci. Allora io facevo parlare un infermiere uomo, molto umano e dolce (unico in quel turno) che tempo pochissimo mi portava i farmaci che assumo e me li somministrava. A CAUSA DEL NON AVERLI PRESI AD ORARIO, AVEVO UNA RECRUDESCENZA DEL DOLORE NEUROPATICO della NEUROSARCOIDOSI con polineuropatia sistemica delle piccole fibre autoimmune che mi faceva uscire da sola le lacrime per quanto dolore avessi.
Comunque brava la maggioranza del personale infermieristico e il dott. Buda (medico stanza 1 notte tra il 2 e 3 maggio 2017), la specialista psichiatra e il personale volontario. La neurologa e la dottoressa stanza 1 codici gialli incompetenti: la prima era sicura che avessi avuto una crisi epilettica e nonostante l'EEG dicesse di no, insisteva per questa tesi; la seconda arrogante e maleducata, mi voleva mandare a casa facendomi firmare la cartella perchè asseriva di avere testimoni che io rifiutassi le cure e volessi andarmene. Io avevo solo rifiutato di fare un Ecg in mezzo a un corridoio di passaggio del pubblico, poichè mi vergognavo di essere nuda davanti a estranei uomini. Ho fatto poi Ecg in stanza chiusa. A parte il dottore della notte, molto umano e disponibile, nessuno mi ha dato notizie sull'esito delle indagini da me eseguite, e non era chiaro cosa dovessi aspettare, visto che non c'era posto letto e che non era possibile liberarlo in tempi decenti. Ma soprattutto non ho capito come mai, essendo io di Roma, non potessero chiedere posto letto di neurologia su Roma per me. Nella confusione più totale e abbandono, senza notizie nè programma assistenziale, nè previsione di ricovero - per il medico stanza 1 potevo essere dimessa e tornare in ambulatorio neurologico, ma dovevo firmare la mia dimissione (inaccettabile!) - io mi allontanavo.
Ho chiamato i carabinieri dopo la minaccia della consulenza psichiatrica se li avessi chiamati, il carabiniere ha cercato di convincermi a soprassedere a qualsiasi denuncia o rimostranza, tanto la dottoressa avrebbe avuto la testimonianza del personale, anzi, mi avrebbe potuto denunciare a sua volta. Ho risposto che io dicevo la verità e non temevo assolutamente nulla e che quella mattina tutti i pazienti erano stati trattati male dalla dottoressa, che era visibilmente nervosa (anche la psichiatra mi riferiva che fosse stata scortese con lei più volte, ma che fosse comunque un buon medico). Comunque rivolgersi ai pazienti, in qualsiasi stato essi siano, ad alta voce, non visitandoli, non ascoltando i problemi urgenti di salute che hanno, minacciando di farli vedere dallo psichiatra se chiedono di essere trattati con educazione e rispetto e togliendad un lavoro in un dipartimento di emergenza.
L'umanità, la capacità di mettersi nei panni dell'altro, l'empatia, l'umiltà (possono capitare patologie rare o cose fuori dai libri... non per questo il paziente deve essere "strano") e la capacità di lavorare in mezzo alle difficoltà (mancanza di barelle, eccesso di pazienti in PS, mancanza di farmaci, più urgenze in contemporanea, pazienti ingestibili) e la capacità di avere il coraggio di chiamare la direzione sanitaria quando la situazione in cui ti fanno lavorare ti impedisce di assistere adeguatamente i pazienti e di denunciare il rischio di errore , le cui conseguenze le paghi tu poi se accetti di lavorare in tali condizioni., dovrebbero essere sacrosante.
Purtroppo le emergenze arrivano e non sempre si ha il tempo per gestirle insieme correttamente tutte, ma questo non deve diventare una scusante per poi assumere atteggiamenti arroganti, non ascoltare i pazienti ed offrire servizi scadenti e talvolta anche pericolosi per la salute del paziente.

Patologia trattata
TIA o crisi epilettica parziale.
Esito della cura
Guarigione parziale

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