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La nostra esperienza
Purtroppo ho perso da poco mia madre e tutto ha avuto inizio con un ictus avvenuto a Novembre 2020.
Da quel momento ho chiesto molte volte l'intervento del 118 e tutte le volte che mia madre è finita in quello che loro chiamano Pronto Soccorso, è stato un incubo. Con la scusa del Covid, la situazione già carente e deficitaria si è ulteriormente aggravata. Il personale non aveva il tempo di rispondere al telefono o di affacciarsi alla porta, pazienti in attesa per ore ed ore e loro erano sempre in emergenza, tuttavia al cambio di turno erano un orologio svizzero, per quello il tempo lo trovavano.
Mia madre veniva letteralmente inghiottita dal PS e restava lì in barella per giorni e giorni, spesso non veniva cambiata e non le veniva dato da mangiare poiché non era autosufficiente. Spesso si dimenticavano le medicine da darle ed addirittura ci sono state occasioni in cui le medicine si erano perse dentro al reparto. Stiamo parlando di medicinali salvavita che sono rimasti dentro la busta che loro avevano smarrito.
Dopo il ricovero nel reparto, si sono nuovamente dimenticati i medicinali ed io stesso sono dovuto andare di nuovo in PS a cercarli. Dopo neanche 10 giorni tra PS e reparto, mia madre è tornata a casa con le piaghe da decubito.
Se chiamate al centralino, una voce guida vi dirà che c'è un reparto di Neurologia, ma non è vero, il reparto è quello di Medicina e se il paziente colpito da ictus arriva nel PS di Castrovillari, tra triage, perdite di tempo ed attese per l'esito degli esami, il paziente non farà in tempo ad essere trattato con la trombolisi (che si fa entro 5 ore dall'ictus), anche perché a Castrovillari non la fanno ed il paziente dovrebbe essere trasferito a Cosenza, che dista 70 Km. Sulla porta del PS c'è un avviso della direzione sanitaria che vieta l'ingresso agli accompagnatori dei pazienti, fatta eccezione nel caso in cui i pazienti fossero disabili. Mia madre era disabile al 100% e sia io che lei eravamo vaccinati con la doppia dose del vaccino anti Covid. Parlando con la dottoressa di turno, lei non sapeva dell'esistenza di quell'avviso e che comunque decideva lei se potessi entrare o no. Giusto per toglierle il dubbio, le ho fatto leggere io l'avviso nel suo ospedale, nel suo reparto, nella sua porta d'ingresso a 2 metri da lei.
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