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Addetti al CUP - arroganza e inutile ostruzionismo
In data 23 febbraio 2024 mi viene prescritto un esame diagnostico. Chiamo il Cup per eseguire la prenotazione. Dopo svariati tentativi di chiamata, l’addetto mi riferisce che per quel tipo di esame occorre prescrizione del neurologo. Contatto quindi il reparto di Neurologia dell’ospedale, dove mi riferiscono che quanto asserito dall’addetto non corrisponde a verità e mi invitano a contattare nuovamente il Cup indicandomi contestualmente il codice da far inserire dal medico di base nell’impegnativa. Riprovo a chiamare il Cup, ma nessuno risponde. Nel frattempo il medico di base mi trasmette impegnativa via email (siamo nell’era della digitalizzazione fortunatamente). Non riuscendo a contattare il Cup, salgo in auto e percorro mio malgrado 14 km. per raggiungere l’ospedale. Allo sportello l’addetta mi riferisce di nuovo di una “presunta” impossibilità di acquisire la prenotazione senza prescrizione del neurologo, salvo poi ritrattare al mio riferirle di aver chiamato in reparto dove avevano smentito quanto da lei asserito. Quindi mi chiede l’impegnativa, pretendendola in forma cartacea, senza darmi motivazioni. Al che faccio presente alla signora che, al di lá dei cartelli affissi alla porta del Cup, per legge l’impegnativa in forma digitale è equiparata a quella cartacea. Interviene il collega della signora per fare inutile e aggressivo sarcasmo sul fatto che i cartelli non venissero letti. Faccio presente al signore che il contenuto di quell’avviso, benché affisso all’ingresso, vìoli la legge. Incalzato, il soggetto in questione accampa la scusa che per questioni di igiene non possono maneggiare cellulari per visualizzare la ricetta (premetto che io non avevo manifestato l’intenzione di passargli il cellulare). Con tanta pazienza, faccio presente che se il problema era solo quello (motivazione peraltro non espressa subito dall’addetta), il codice della ricetta potevo benissimo dettarglielo io, come si fa normalmente anche in farmacia. L’addetto accampa allora la scusa che il dettare il codice allungava i tempi di acquisizione della ricetta (il digitale li accelera i tempi non li allunga, ma evidentemente lui non l’ha capito). Avendo quindi esaurito argomenti e motivazioni, la signora sua collega acquisiva infine la ricetta.
Questo atteggiamento arrogante nei confronti dell’utenza da parte del personale addetto al Cup dell’ospedale di Caserta, non è più tollerabile e non rappresenta un caso isolato. Addetti che alle richieste accampano mille pretesti, praticando ostruzionismo nei confronti dei pazienti, creando problemi a chi è costretto a rivolgersi al sistema sanitario. L’ospedale è già di per sè un luogo di dolore. Non ci si può poi trovare a dover anche fronteggiare simili atteggiamenti che, ribadisco, violano la legge.
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