Dettagli Recensione
Caso di buona sanità
Mi chiamo Violi Carmelo e sono un medico anestesista Responsabile di un Servizio di Anestesia di una Struttura privata convenzionata con il S.S.N. calabrese.
Al di là dei titoli formali, sono, soprattutto, il cognato di una paziente in cura presso la Fondazione Giovanni Paolo II, la Sig.ra Maria Scudo, affetta da una gravissima forma di recidiva di leiomiosarcoma uterino.
Desidero con questa lettera esprimere, come medico, tutta la mia stima professionale e, come persona, la mia umana gratitudine nei confronti di tutti coloro che, in vari modi, secondo le diverse e specifiche competenze professionali e senza distinzioni di livello gerarchico, sono impegnati e collaborano nella gestione del caso clinico di mia cognata.
Un grazie sincero e dal profondo del cuore da parte di mia moglie, anche lei medico e sorella della paziente, e da tutta la nostra famiglia che, ormai da tempo, vive in una condizione di profonda apprensione.
Non potendomi ricordare di tutti, è corretto che io non nomini nessuno, per non correre il rischio di dimenticare qualcuno, in una vicenda dove nessuno merita il torto di essere tralasciato nella menzione.
E’ doveroso comunque, oltre che costituire per me un immenso piacere, fare il nome, ringraziando lui per tutti, del Prof. Vito Chiantera, che per primo si è fatto carico di questa gravosissima e complicatissima situazione.
In tanti, di fronte al caso difficilissimo, al limite della situazione disperata, di una giovane donna afflitta da una malattia terribile, poco più che quarantenne, moglie e madre di due ragazzi, non hanno esitato un attimo a gettare il cuore oltre l’ostacolo, in uno slancio dettato più dal cuore che dai limiti dell’umana ragione; senza porre limiti temporali, non risparmiando né le energie personali, né le risorse di cui potevano disporre, avvicendandosi attorno alla paziente in un meraviglioso e perfettamente sincronizzato approccio multidisciplinare.
Animati dal giusto spirito, nella piena , doverosa e corretta consapevolezza che chi esercita una professione sanitaria produce un bene impalpabile, la salute, dal valore inestimabile, che mai, dico mai, può o deve essere costretto a piegarsi a sterili logiche burocratiche, amministrative ed economiche.
Oggi, purtroppo, da più parti assistiamo al tentativo sciagurato, eticamente miserabile, di ridurre la sanità ad una semplice questione di economia aziendale.
Mi sia consentito però, nel contempo, muovere anche se con tono bonario, un rimprovero.
La Fondazione Giovanni Paolo II è, forse, troppo poco conosciuta anche tra gli addetti ai lavori e la dice lunga su questo grosso limite, il fatto che io mi sia trovato lì solo per un puro e fortuito caso, rappresentato da un quasi “miracoloso” passa parola.
La Fondazione è un “nido di angeli” e, certamente, gli angeli operano nella più totale invisibilità, ma forse in qualche caso e questo della Fondazione Giovanni Paolo II è uno di quelli, per il bene di tanti, occorrerebbe dare a questi angeli il massimo della visibilità.
Io farò, da oggi, la mia parte per far conoscere al meglio questa istituzione, Centro di eccellenza, in grado di fornire, quotidianamente, risposte di alto livello clinico, alla domanda di salute, in molti e delicatissimi campi, grazie alla qualità professionale dei suoi Dipartimenti.
A voi, come organi istituzionali, oltre all’orgoglio di dirigere una simile meravigliosa realtà, spetta il dovere sociale di garantirla e promuoverla.
Ad maiora, semper.
Perla più unica che rara per il trattamento delle patologie oncologiche della sfera ginecologica
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