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REPARTO COVID
Il covid-19 è subdolo, sembra di stare meglio poi di colpo ti manca l’aria e il respiro diventa sempre più affannoso. Decido di chiamare l’ambulanza quando ancora avevo solo la febbre e dolori muscolari. L’ambulanza mi porta a un centro smistamento Covid in zona San Siro a Milano. Mi propongono Brescia, accetto, ed in un’ora e mezza arrivo agli SPEDALI CIVILI. Lì si nota subito la differenza e l’attenzione del personale. Siamo in tanti in corridoio, arriva un codice rosso, un’anziana, non respira, giustamente ha la priorità. Passa qualche ora, aspetti, ma ogni dieci minuti passano: vuoi una coperta? hai freddo? vuoi un bicchiere di tè caldo? Siamo al pronto soccorso, non vorrei dire! Comincia a mancarmi l’aria, mi mettono la mascherina con ossigeno e dopo 2 ore mi ricoverano. Camera a 2 con bagno interno. Senza pigiama, spazzolino, niente televisione, solo con telefonino e cuffie. Chiusi 11 giorni in camera. Vi posso garantire che non è stata una bella esperienza. Ma in quei giorni ho visto gente straordinaria a tutti i livelli, un’assistenza continua mattina-giorno-notte, sempre attenti e gentili. I medici ogni giorno aggiornavano i parenti sulla mia situazione e sulle cure e analisi che ogni giorno venivano eseguite, nonostante io fossi comunque in grado di comunicare. Mi hanno procurato spazzolino e rasoio e al mio vicino anche la biancheria. E lo chef?? Mai digerito così bene! Cucina personalizzata ovviamente a secondo della patologia, ma non avrei mai immaginato che in un ospedale si potesse mangiare così bene sino ad arrivare ai pizzoccheri e allo scorfano croccante al forno. Quando si vedono queste realtà è giusto che la gente ne venga a conoscenza, e vantiamoci ogni tanto di essere Italiani!
Ultima frase di un’infermiera: è un mese che non vedo mio figlio e mia mamma, ho paura di contagiarli, ma tu come stai? hai dormito stanotte con la mascherina? adesso facciamo un prelievo e vediamo la saturazione.
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