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Pessima esperienza
Ancora turbata dalla “visita” di questa mattina.
Operata due anni fa per conflitto coxo femorale in presenza di artrosi dell’anca dal dott. Trevisani che nonostante mi avesse promesso il contrario non ha più risposto alle mie e-mail, mentre io pellegrinavo da un ospedale all’altro con una situazione sempre più grave, avevo ripreso fiducia dopo un paio di controlli al Rizzoli in cui avevo trovato persone umane e preparate (ringrazio il dott.Masetti che se non altro mi ha dato ascolto). Stamattina la sfortuna ha voluto che incrociassi sulla mia strada Giuseppe Tella, il quale non è stato minimamente attento a quello che dicevo, non ha corretto gli errori presenti sul referto come avevo esplicitamente richiesto, non ha ascoltato minimamente il fatto che sia io che il mio compagno cercassimo di spiegare che il mio livello di dolore è invalidante e la mia vita è ormai pari a quella di una persona disabile dal maledetto giorno che ho messo piede in sala operatoria. Mi ha detto che devo perdere peso e insistito a chiedere se “ci avessi mai provato”, senza sapere nulla sul mio conto e su eventuali disturbi alimentari (sottolineo che il mio peso è aumentato *dopo* l’intervento anche a causa dello stato di grave stress al quale la gravità del dolore e la reclusione forzata mi sottopongono). Ha ignorato completamente il fatto che io soffra di vulvodinia e dolore pelvico cronico associati alla patologia dell’anca come se queste malattie non esistessero, con buona pace di tutte le persone di sesso femminile che ne soffrono e che per questa gente devono restare invisibili.
Sul referto si riferisce a me come “la malata” anziché “paziente” (lo abbiamo sentito parlare così anche riferendosi ad altri poiché ha interrotto la chiamata per rispondere al telefono senza minimamente scusarsi). Mi ha prescritto l’ennesima infiltrazione nonostante gli avessi detto che ne ho fatte molte con zero benefici e con effetti collaterali causati dal cortisone, aggiungendo che “non è sempre possibile fare qualcosa per risolvere i problemi“. Sono uscita arrabbiata, sfiduciata e disperata perché i costi che stiamo sostenendo per sopperire a tutte le visite e le terapie che non mi stanno fornendo in questo ospedale ci stanno svenando. Ovviamente dovrò rivolgermi a un privato e chiedere aiuto per sostenere le spese.
Mi firmo con il mio nome perché voglio che sia riconoscibile e che queste persone sappiano che ad oggi la persona che è entrata sulle sue gambe in quella sala operatoria oggi è ridotta alla disabilità anche grazie a loro.
Annapaola R., 46 anni.
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