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Tomoscintigrafia miocardica sotto sforzo
Fermo restando l'eccellenza del "Lancisi" in generale, e la professionalità di medici, emodinamisti ed alcuni infermieri, vorrei evidenziare la sensazione che ho avuto da quando frequento questi reparti (4 anni circa), in merito alla efficienza/efficacia della strumentazione e dei tecnici che ne curano la manutenzione e che dovrebbero garantirne il funzionamento. In sintesi, in questi anni, su tre volte che mi sono presentato per fare una tomoscintigrafia miocardica, solo una volta è andato tutto a buon fine: la prima volta nel 2016 dopo preparazione con contrasto radioattivo in vena, il macchinario (che all'epoca funzionava a pazienti alterni) decide di non funzionare con me, quindi tutto rimandato ad aprile dello stesso anno, allorché tutto è andato bene. Oggi 2 settembre '19 ho vissuto un "odissea" con due infermiere che non trovano la vena e mi bucano entrambe le braccia quasi contemporaneamente, per poi optare sulla vena della mano (notoriamente più fragile e di sezione ridotta)... salgo sul tapis roulant e dopo i primi passi si accorgono che sul monitor non compare un dato importante (la frequenza cardiaca). Mentre continuo a faticare procedono manualmente ed artificiosamente a rilevare il dato, chiedono aiuto ad altri colleghi che però non si ritengono in grado di risolvere il problema. Si decide quindi di iniettarmi il liquido radioattivo a contrasto ed a questo punto (ciliegina sulla torta) il liquido iniettato, a mio avviso troppo rapidamente per essere ricevuto da una vena della mano, ha generato una pressione troppo alta nel "diffusore" da farne saltare il tappo, con conseguente sversamento, fuori vena ed in terra, del 80% del contenuto radioattivo. Tentano lo stesso di vedere se quel poco di contrasto finito in circolo può dare qualche risultato, ma niente da fare... tutti a casa e tutto da rifare, come se niente fosse. Poiché per fare questo esame bisogna stare tre giorni senza alcuni farmaci salva vita e poiché ho una coronaria che tre anni fa risultava intasata oltre 40% ed oggi è una incognita, ritengo che nel transitorio ho corso e correrò rischi dei quali avrei fatto volentieri a meno. Volendo anche ammettere una particolare "malasorte" nei miei confronti, considerato che anche il 3 ottobre 2015, dopo tre giorni di attesa e preparazione a digiuno, quando finalmente riesco ad andare in sala operatoria, durante l'applicazione di uno stent il monitor ha smesso di funzionare, lasciando la pur brava emodinamista al buio... Anche in questo caso, tutti a casa e tutto da rifare; se fossi responsabile degli assetti tecnologici del Lancisi, qualche domanda me la farei.
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